La scienza di JUICE, da
zero a Giove.

Figura 1 - In questa illustrazione la
navicella spaziale Jupiter Icy Moons Explorer (JUICE) dell'Agenzia spaziale
europea (ESA) esplora il sistema gioviano.
Credit: ESA/NASA/ATG MEDIALAB/UNIVERSITÀ DI
LEICESTER/DLR/JPL-CALTECH/UNIVERSITÀ DI ARIZONA(VII).
In questo articolo viene
analizzata, storicamente e tecnicamente, la missione Jupiter Icy Moons
Explorer (JUICE), dell'ESA, Agenzia Spaziale Europea (con
contributi di NASA e JAXA), che ha come obiettivo l'osservazione di Giove
e delle sue lune ghiacciate. Il suo lungo viaggio spaziale, cominciato
dallo spazioporto europeo in Kourou, French Guiana, su un lanciatore Ariane 5 il
14 April 2023, arriverà nel sistema gioviano il 14 luglio del 2031 grazie a una
complessa traiettoria interplanetaria che include sorvoli multipli e inediti di
Venere, Terra e Luna. Ma in realtà la missione ha radici profonde che affondano
nella politica/pianificazione di lungo termine sia di ESA che di NASA.
Impareremo a conoscere i 10
strumenti scientifici di cui è dotata e il suo sistema di comunicazione
autonomo per la gestione delle lunghe distanze e dei tempi di latenza. Vedremo
inoltre quali sono le sfide ingegneristiche legate all'ambiente ostile di
Giove, come le radiazioni elevate e le temperature estreme, e le strategie di
autonomia e robustezza implementate per garantire il successo della missione,
compreso un innovativo sistema di gestione dei dati.
Ma prima di tutto vorrei spendere
poche parole per ricordare che una missione come questa che viaggerà nello
spazio per otto anni fra fionde gravitazionali e forti radiazioni è possibile
solo ed esclusivamente grazie al lavoro
durato anni di migliaia fra ricercatori, ingegneri e organizzatori,
Un lavoro che è frutto della passione e che non può che essere svolto
con passione. Il gruppo in testa conta 11 principal investigaros più 4
ricercatori che sono specializzati in connessioni interdisciplinari e che
agevolano il lavoro di squadra fra i gruppi dei favi strumenti e fra questi
ultimi e la comunità scientifica. Se si contano tutti i membri dei gruppi di
ricerca si arriva ad un totale di circa 400 persone ma se a queste si
aggiungono gli studenti e i Phd che sono in un qualche modo coinvolti nel
progetto si raggiunge il migliaio di persone coinvolte. Questo è quanto
vale, non costa, esplorare il sistema gioviano la dove nessuno era mai stato
prima. A riprova di ciò si vedano i loro volti felici e traboccanti di
emozioni ogni volta che durante una missione viene raggiunto un traguardo o viene
superata una fase critica.
Questo appeal lo subisce
anche il grande pubblico che spesso personifica questi capolavori dell’ingegno
umano e ne segue le storie con trepidazione. Lanci una pietra chi non ha
versato una lacrima per il tuffo della Cassini nell’atmosfera di Saturno o chi
non ha scritto, detto o pensato che “Percy ha scoperto” questo o quello su
Marte. Non il team di ricercatori che lo guida ma proprio il rover.
JUICE prima di essere JUICE.
Dal 1973 solo 9 navicelle hanno sorvolato il sistema
gioviano e dal 1995 solo 2 erano dedicate ad esso. JUICE è la prima missione
europea dedicata al pianeta gigante e le sue lune.
Nota storica.
Diverse missioni spaziali hanno sorvolato Giove nel corso degli anni,
sia per studiare il pianeta e il suo sistema, sia come parte di missioni dirette
verso altri obiettivi del Sistema Solare. Ecco una elenco cronologico delle
missioni che hanno effettuato dei flyby di Giove:
- Pioneer 10 (1972 - 2003): La prima
sonda a sorvolare Giove, inviando immagini ravvicinate e dati del pianeta e
dei suoi satelliti. (Ha raggiunto Giove il 4 dicembre 1973)
- Pioneer 11 (1973 - 1995): Simile a
Pioneer 10, ha fornito ulteriori immagini e dati, avvicinandosi anche ai poli
di Giove. (Ha raggiunto Giove il 3 dicembre del 1974)
- Voyager 1 (1979 - presente): Ha
condotto un sorvolo ravvicinato di Giove, fornendo immagini dettagliate delle
sue lune, della sua atmosfera e del suo sistema di anelli. (Ha raggiunto
Giove il 5 marzo 1979)
- Voyager 2 (1979 - presente): Ha seguito
da vicino Voyager 1, fornendo ulteriori dati su Giove e scoprendo nuovi
satelliti. (Ha raggiunto Giove il 9 luglio 1979)
- Ulysses (1992 e 2004): Una sonda
dedicata allo studio del Sole, che ha utilizzato l'assistenza gravitazionale
di Giove per raggiungere la sua orbita polare solare. Non ha effettuato
osservazioni approfondite del pianeta. (Ha raggiunto Giove il 8 febbraio 1992)
- Galileo (1995 - 2003): La prima
missione dedicata all'esplorazione di Giove. Dopo essere entrata in orbita
attorno al pianeta, Galileo ha studiato a lungo Giove e le sue lune,
rilasciando anche una sonda nell'atmosfera gioviana. (Ha raggiunto Giove il 7
dicembre 1995)
- Cassini-Huygens (2000 - 2017): Durante
il suo viaggio verso Saturno, la sonda Cassini ha effettuato un sorvolo di
Giove, inviando immagini dettagliate e dati sulla sua atmosfera. (Ha
raggiunto Giove il 30 dicembre 2000)
- New Horizons (2007 - presente): In
rotta verso Plutone, New Horizons ha utilizzato l'assistenza gravitazionale
di Giove, effettuando osservazioni scientifiche del pianeta e delle sue lune.
(H a raggiunto Giove il 28 febbraio 2007)
- Juno (2016 - presente): Attualmente in
orbita attorno a Giove, Juno sta studiando il campo magnetico, la
composizione atmosferica e la struttura interna del pianeta. (H ha raggiunto
Giove il 4 luglio 2016)
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Michele Karen Dougherty (Principal Investigator per il magnetometro J-MAG, co-chair
del JSDT) ci racconta(IV-V) di
essere coinvolta nel proto progetto di una missione verso Giove dal 2008,
periodo in cui la Cassini-Huygens stava esplorando Saturno e Titano. Per questo
inizialmente NASA ed ESA volevano programmare delle missioni congiunte verso
Giove e il suo sistema di lune entro le quali la NASA avrebbe esplorato Europa
e l’ESA si sarebbe invece concentrata su Ganimede. Questa era la fase 0 del
progetto che al tempo ricevette il nome di EJSM-Laplace (Europa
Jupiter System Mission)(I). Ma
la complessità implicita e il budget non permisero un’ulteriore sviluppo del
progetto che per fortuna fu però portato avanti dalla sola ESA. A riguardo di
questo fatto vale la pena ricordare che la proposta di Laplace è stata il
frutto dello sforzo di oltre 350 scienziati provenienti da 15 paesi guidati da Michel
Blanc (Space Plasma Physicist). Questo per dare un’idea della magnitudo
dello sforzo che una semplice “definizione di missione” comporta. In
particolare la chiamata per JUICE copre due temi chiave del programma
scientifico di lunga durata Cosmic Vision 2015-2025 dell’ESA che sono:
lo studio delle condizioni di formazione planetaria per l’emersione della vita
e il funzionamento del sistema solare.
Ancora la
Dougherty ci racconta che l’Agenzia Spaziale Europea concesse al team tre soli
p mesi per organizzare una nuova architettura di missione e scegliere un nome.
Trivia.
Gli
acronimi in astronomia sono una faccenda tremendamente seria per cui non
sottovalutate mai lo sforzo e l’ingegno e la creatività che stanno a monte
dei nomi delle missioni spaziali.
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Prosegue
raccontando che l’idea arrivò in un pub durante una serata fra colleghi. Lei esordì con un: “Oh, we’ve got
to come up with a new name!” (dobbiamo uscirne con un nuovo nome!) e
dopo un brainstorming accompagnato da 2 o 3 gin & tonic idearono una lista
di nomi in cima alla quale (per importanza) c’era il nostro JUICE.
Figura 2 - Diagramma di una timeline
nozionale per EJSM-Laplace, supponendo che JEO e JGO venissero lanciati a un
mese di distanza nel 2020. La barra e i triangoli blu rappresentano la timeline
e gli eventi della missione JEO (incontri con la luna ghiacciata e perigiovio).
Le barre e i triangoli rossi rappresentano la timeline della missione JGO.
Credi: ESA/NASA(XI)
Trivia.
Il nome Laplace, scelto per il progetto di missione poi
abortito, è legato ad una peculiarità delle orbite delle 3 lune medicee più
interne: Io, Europa e Ganimede. Queste infatti hanno dei periodi orbitali
(medi) in un rapporto vicinissimo a 1:2:4, il che significa che per ogni
orbita di Ganimede, Europa ne compie 2 e Io 4. Il nome è preso dall’astronomo
e matematico Pierre-Simon Laplace che ne studiò le proprietà alla fine
del XVIII secolo.
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Nota tecnica.
Ci sono diversi
tipi di risonanza orbitale nel nostro sistema solare. Si verificano quando i
periodi di alcuni moti orbitali di due corpi celesti sono sincronizzati tra
loro, il che significa che il rapporto tra questi periodi può essere espresso
come una frazione di due numeri interi (preferibilmente piccoli). Questo
fenomeno è causato dall'influenza gravitazionale reciproca tra i corpi
celesti. I i tre tipi principali di risonanza orbitale sono:
- Risonanze
orbitali di Laplace: Queste si verificano tra due satelliti che
ruotano attorno allo stesso pianeta o tra due corpi che ruotano attorno
al Sole. Un esempio è la risonanza 4:1 tra le lune di Marte, Phobos e
Deimos, il che significa che per ogni orbita di Deimos attorno a Marte,
Phobos ne completa quattro.
- Risonanze
secolari: Queste risonanze si verificano quando i rapporti tra i
periodi di precessione dei loro apsidi o nodi sono esprimibili anche
come numeri interi. Le risonanze secolari tendono ad avere periodi molto
più lunghi delle risonanze di moto medio. Un esempio è l'influenza del
moto di precessione del perielio di Giove sulla fascia degli asteroidi.
- Risonanze
spin-orbitali: Queste risonanze coinvolgono più movimenti celesti
relativi allo stesso oggetto. Si verificano quando il periodo orbitale e
il periodo di rotazione di un corpo celeste sono esprimibili come una
frazione di due numeri interi. Un esempio è la Luna, che mostra sempre
la stessa faccia alla Terra perché il suo periodo di rotazione e il
periodo orbitale sono in sincronia, risultando in una risonanza 1:1. Un
altro esempio è Mercurio, che ha una risonanza spin-orbitale 3:2, il che
significa che ruota tre volte per ogni due orbite attorno al Sole.
Le risonanze
orbitali possono avere un impatto significativo sull'evoluzione e sulla
stabilità dei sistemi celesti. Possono agire come una forma di protezione,
impedendo ai corpi celesti di entrare in configurazioni pericolose. Possono
anche portare all'espulsione di oggetti dal sistema solare. Ad esempio, la
risonanza spin-orbitale della Luna si ritiene abbia contribuito alla
stabilità dell'asse terrestre, che ha avuto un ruolo cruciale nello sviluppo
della vita sulla Terra.
Le principali
caratteristiche e gli effetti della risonanza di Laplace, in particolare nel
caso dei satelliti galileiani Io, Europa e Ganimede sono:
- Rapporti
interi tra i periodi orbitali: I periodi orbitali di Io, Europa e
Ganimede sono in rapporto di circa 1:2:4, il che significa che per ogni
orbita completata da Ganimede, Europa ne completa due e Io quattro.
Questa precisa relazione matematica è la definizione stessa di risonanza
di Laplace.
- Librazione
degli angoli di risonanza: A causa delle interazioni gravitazionali,
gli angoli che descrivono le posizioni relative dei satelliti nella loro
orbita (angoli di risonanza) non ruotano liberamente ma oscillano
attorno a valori di equilibrio. Questo fenomeno, chiamato librazione, è una
caratteristica distintiva delle risonanze orbitali.
- Precessione
sincrona dei pericentri: La risonanza di Laplace forza anche i
pericentri (punti di massimo avvicinamento a Giove) delle orbite dei
satelliti a muoversi in modo sincrono. Questo significa che i pericentri
dei tre satelliti si allineano periodicamente, amplificando gli effetti
gravitazionali reciproci.
- Effetti
mareali amplificati: Le forze mareali generate da Giove su Io sono
amplificate dalla risonanza di Laplace, provocando un riscaldamento
interno del satellite e un'intensa attività vulcanica. L'eccentricità
orbitale di Io, sebbene piccola, è sufficiente a generare forze mareali
significative a causa della risonanza.
- Evoluzione a
lungo termine del sistema: La risonanza di Laplace influenza
l'evoluzione a lungo termine del sistema gioviano. Sebbene la risonanza
sia stabile nel breve periodo, le forze mareali e le interazioni
gravitazionali possono causare una lenta deriva dei parametri orbitali
dei satelliti. Attualmente si discute se la risonanza stia diventando
più "profonda" (rapporti tra i periodi sempre più prossimi a
numeri interi) o se si stia "allontanando" da questa
condizione.
Le future
osservazioni della missione JUICE (esperimento PRIDE), saranno cruciali per meglio
comprendere l'evoluzione della risonanza di Laplace e per vincolare i
parametri chiave del sistema gioviano, come i coefficienti di dissipazione
mareale. In particolare, la missione potrebbe fornire informazioni importanti
per discriminare tra i diversi modelli che descrivono l'evoluzione del
sistema.
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Nota storica.
Il concetto della
missione Europa Jupiter System Mission (EJSM-Laplace)(I)
deriva dalla fusione della proposta di missione Large Class Laplace sviluppata
in risposta alla chiamata del programma Cosmic Vision 2015-2025(II;III)
dell'ESA nel 2007 e di due studi di missione NASA Outer Planets Flagship,
Europa Orbiter e Jupiter
System Observer.
La “responsabilità condivisa” proposta per EJSM-Laplace è stata
raggiunta all'inizio dello studio congiunto ESA-NASA cominciato nei primi del
2008, quando è stato istituito il Joint Science Definition Team (JSDT)
che, al fine di comprendere i satelliti galileiani “come sistema”, individuò
Ganimede ed Europa per un'indagine dettagliata da parte di EJSM-Laplace.
Questa sarebbe dovuta essere una missione internazionale sviluppata in
collaborazione tra le due agenzie spaziali soddisfacendo così anche alcuni
punti in agenda del NASA’s 2003-2013 Decadal Survey. L'architettura di
riferimento della missione comprendeva due elementi di volo:
i.
lo Jupiter Ganymede Orbiter (JGO)(IX),
che si supponeva sarebbe stato sviluppato, lanciato e gestito dall'ESA e
ii.
ii) lo Jupiter Europa Orbiter (JEO)(VII),
che si supponeva sarebbe stato sviluppato, lanciato e gestito dalla NASA.
Per
ragioni di budget (legati all’estrema complessità della missione), ancora una
volta, la missione si fermò alla fase 0 dello sviluppo.
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Figura 3 – Artist’s impressione di Jupiter
Ganymede Orbiter (JGO). Credit: ESA.
Figura 4 - Progettazione concettuale
del Jupiter Europa Orbiter (JEO). Credit:
NASA.
Leigh
Fletcher (uno dei quattro JUICE Interdisciplinary Scientist) ci spiega(IV)
che per una maggiore comprensione del sistema delle lune galileiane non solo
sono necessari strumenti in situ ma è fondamentale un lavoro sinergico
sia fra ricercatori in diversi ambiti che fra gli strumenti integrati nella
navicella spaziale (spacecraft). Nei prossimi capitoli verranno esposti “il
perché” della scelta delle lune medicee e “il come” attraverso un’analisi della
navicella in generale e degli strumenti di bordo in particolare.
ESA’s Cosmic Vision 2015-2025.
“Nulla avviene mai nel vuoto”,
nel senso che tutto avviene in un contesto che in questo caso è un ciclo di
pianificazione scientifica di lunga durata, decennale, chiamato Cosmic
Vision 2015-2025 che è stato ideato nel 2005. I piani precedenti sono stati
Horizon 2000, preparato nel 1984 e Horizon 200 Plus disegnato nel 1994-1995. L’ESA
pianifica le sue missioni spaziali con decenni di anticipo per cui ognuno di
questi guiderà le missioni dei decenni successivi ma basandosi sui successi e
gli insegnamenti tratti dai piani precedenti, Horizon 2000 e Horizon 2000
Plus). Ad esempio, missioni come Rosetta, Planck e Herschel, lanciate
nell'ambito di Horizon 2000, hanno gettato le basi per le attuali missioni come
Gaia, Lisa Pathfinder e BepiColombo. Al fine di poter redare una pianificazione
per i prossimi 20 o 50 anni, l'ESA considera le nuove scoperte e le tecnologie
emergenti; ad esempio, l'esplorazione dei giganti di ghiaccio come Nettuno e
Urano sarà fondamentale per comprendere gli esopianeti, dato che molti di
quelli scoperti hanno dimensioni simili.
Le quattro domande principali a
cui il programma Cosmic Vision cercherà di rispondere sono:
- Quali
sono le condizioni per la formazione dei pianeti e la nascita della vita?
- Come
funziona il Sistema Solare?
- Quali
sono le leggi fisiche fondamentali dell'Universo?
- Come
ha avuto origine l'Universo e di cosa è fatto?
Per rispondere a queste domande è
stata concepita una nuova flotta di veicoli spaziali tra cui:
·
Missioni sugli esopianeti: Cheops (lancio
nel 2019), Plato (2026) e Ariel (2029) si concentreranno sulla
ricerca di pianeti simili alla Terra e sulla comprensione della loro
formazione.
·
Solar Orbiter (lancio nel 2020): studierà
i poli del Sole e i processi legati al meteo spaziale.
·
Jupiter Icy Moons Explorer (lancio nel 2023):
valuterà l'abitabilità delle lune ghiacciate di Giove.
·
Euclid: (lancio nel 2023) studierà
l'energia oscura e la materia oscura, cercando di comprendere la struttura e
l'evoluzione dell'Universo.
·
Athena: (2037) osserverà le sorgenti di
raggi X più potenti dell'Universo.
·
Lisa: (2035) rivelerà le onde
gravitazionali provenienti da eventi cosmici estremi.
Ancora una volta questa
esposizione delle missioni vuole dare un’idea dei complessi processi
scientifici, politici e decisionali che soggiacciono l’esplorazione spaziale la
quale è un enorme intricato organico in cui tutto influenza tutto e in cui
nulla, come nell’evoluzione darwiniana, va sprecato. Ogni tecnologia, ogni
conoscenza acquisita va ad arricchire il substrato su cui crescono le missioni
del futuro.
Perché le lune ghiacciate di Giove?
Figura 5 - I quattro saltelli ti
maggiori di Giove, anche detti galileiani o medicei. L'immagine (PIA01299) è un
fotomontaggio delle quattro lune riprese in luce naturale dalla sonda Galileo e
scalate per rispettarne le proporzioni reciproche. Sono mostrate in ordine di
distanza dal loro primario ma le distanze relative non sono in scala. Da
sinistra verso destra vediamo Io, Europa, Ganimede e Callisto. La loro distanza
da Giove ne spiega alcune caratteristiche geomorfologiche.
Credit: NASA/JPL/DLR(VI)
LA storia delle 4 maggiori lune
gioviane comincia il 7 gennaio del 1610
quando Galileo Galilei osservò per la prima volta Giove col suo telescopio.
Uno strumento dalle prestazioni inferiori a quelle del più modesto degli
strumenti amatoriali oggi disponibili ma che nonostante questo, e grazie
all’ingegno di chi lo utilizzava, gli permise di notare alcuni piccoli puntini
luminosi vicinissimi al re dei pianeti. Il genio di Galileo non si manifestò
tanto nell’osservazione, un fatto di perse magari banale e dettato dalla mera e
bella curiosità, ma piuttosto nell’aver ripetuto l’osservazione nei giorni successivi.
Questo gesto sta alla base di quel metodo che noi oggi chiamiamo scientifico e
che gli viene, con un po’ di occidentalcentrismo, ma meritatamente attribuito.
Furono quelle osservazioni che gi permisero di collezionare i dati dai quali
avrebbe poi capito che quei puntini erano lune che orbitavano attorno al
gigante gassoso. Chiamò quelle lune medicee, in onore del suo protettore Cosimo
II de’ Medici.
Nota storica.
Ho trovato un unico articolo accademico(XVI),
a firma unica di Xi Ze-zong, in cui si esplora l’ipotesi che l’astronomo
cinese Gān Dé possa aver effettuato un osservazione di almeno
una delle lune gioviane nel 364 a.E.V.
Le prove e le argomentazioni a sostegno dell'affermazione che l’astronomo
cinese abbia visto una luna di Giove si basano su un passaggio del libro Kaiyuan
Zhan Jing (Il trattato di Kaiyuan sull'astrologia), compilato tra il
718 e il 726 E.V. da Qutan Xida. Questo libro contiene parti del libro di Gān
Dé, Sui Xing Jing (Trattato su Giove) in cui Gān Dé descrive
l'osservazione di Giove con accanto una “piccola stella rossastra” (chi). Gan
De ha definito questa osservazione “un'alleanza” (tong meng), che era
un termine usato per descrivere due stati che si univano per uno scopo
comune. Il fatto che Gān Dé abbia usato il termine tong meng per
descrivere la stella e Giove, e che la stella fosse “appesa” a Giove implica
che la stella fosse un accessorio di Giove piuttosto che una stella
indipendente. L'autore dell'articolo ritiene che questa sia una chiara
indicazione che Gān Dé stesse vedendo una luna di Giove. Curiosamente questo
passaggio è stato apparentemente trascurato fino ad ora.
Inoltre, il planetario di Pechino ha condotto simulazioni e test su
richiesta dell'autore scoprendo che un satellite di magnitudine 5,5 può
essere visto ad occhio nudo se si trova ad almeno 5' di distanza da un
pianeta di magnitudine -2,0 e, siccome luminosità di Giove varia tra -2,5 e
-1,4 di magnitudine, questo supporta l'affermazione secondo cui Gān Dé vide
una delle lune interne di Giove, poiché queste hanno una magnitudine compresa
tra 4,9 e 5,6 e si trovano a una distanza compresa tra 2'18" e
10'8" da Giove. Sulla base di questi numeri, l'autore ritiene che Gān Dé
abbia visto molto probabilmente Ganimede poiché essa è la più luminosa delle
lune di Gioviane. Gān Dé fece questa osservazione nell'estate del 364 a.E.V.,
mentre Giove si muoveva nella casa lunare Wei, il nostro Acquario.
|
4 secoli più
tardi quei corpi, fanno parte di una famiglia molto più grande che ne
comprendente 95 confermati come lune(XII)
pur continuando a rivestire un ruolo importante e di primario interesse
scientifico. Sono tutte lune con un nucleo roccioso che però presentano
caratteristiche geomorfologiche molto diverse dovute soprattutto alla loto
distanza orbitale da Sol V; fra di esse quelle di maggio interesse sono Europa
e Callisto. Ciò che le differenzia dalle sorelle è il fatto che posseggono
un’ambiente favorevole alla vita e nello specifico una vasta idrosfera in parte
liquida.
Io.
È la più interna delle lune
Medicee, è rocciosa e presenta una briosa attività tettonica di tipo heat
pipe. Questo tipo di tettonica, che è stato attivo anche sulla Terra
primordiale, è dominata dal vulcanismo come mezzo di trasporto del calore
attraverso la crosta solida. Io è, nel sistema solare, il corpo con la maggiore
attività vulcanica attiva; su di esso si contano infatti approssimativamente
400 vulcani. Il calore che alimenta questo impressionante vulcanismo, si
ricordi che Io ha un diametro di 3643 km (0,286
diametri terrestri)(XIII),
deriva dalle tremende forze di marea che Giove vi esercita. La marea crostale
di Io infatti tocca i 100 m(XIV);
per confronto di pensi che la marea liquida sulla Terra tocca al massimo i 18
metri mentre quella solida si attesta attorno ai 20 cm.
Europa.
Europa, la seconda luna per
distanza da Giove, è un po’ come Io ma con una vasta idrosfera. Con un
diametro di 3122 km (0,245 diametri terrestri)(XIII)
è un po’ più piccola della precedente ma la sua superficie è totalmente
diversa. Infatti sotto una crosta ghiacciata spessa fra i 15 e i 25 km si trova
un oceano liquido probabilmente globale profondo dai 60 ai 150 km(XV).
Una delle prove più forti a
suggerimento della presenza di un oceano sotto la superficie di Europa è
l’interferenza che il campo magnetico gioviano subisce in prossimità di questa
luna. Questa misurazione implica fortemente che un campo magnetico creato
(indotto) all'interno di Europa da uno strato profondo di un fluido
elettricamente conduttivo. Considerando la composizione ghiacciata di Europa,
gli scienziati ritengono che il materiale più probabile per creare questa firma
magnetica sia un oceano globale di acqua salata.
Anche in questo caso sono le
forze di marea a generare il calore che viene poi trasmesso al manto acquoso
permettendogli di mantenersi liquido. Questo probabilmente avviene anche
attraverso bocche idrotermali che si pensa non dovrebbero essere
dissimili da quelle presenti sui fondali oceanici della biglia blu. La presenza di queste strutture è
di enorme interesse per gli astrobiologi in quanto essi ritengono che alcuni
degli ingredienti preferenziali per la vita siano l’acqua liquida, un certa
presenza di minerali e una fonte di energia. Sulla Terra questi elementi
lavorano in sinergia in prossimità delle fumarole sottomarine, in inglese black
smokers, permettendo la sopravvivenza di colonie vitali indipendenti dalla
luce del Sole. La base trofica di queste colonie è infatti chemiosintetica e
non fotosintetica; trae cioè energia dai minerali disciolti presenti in
abbondanza in prossimità di questi caratteristici camini idrotermali. Se si
considera che si ritiene che Europa possegga il suo oceano praticamente dalla
sua origine e cioè da oltre 4 miliardi di anni, ed essendo questo lasso di tempo
ritenuto sufficiente per la formazione abiotica della vita, non è inverosimile
la fiducia che la comunità scientifica ripone in questo corpo come possibile
dimora di vita aliena.
Un’altra caratteristica peculiare
di Europa è l’età della sua crosta ghiacciata che è misurabile in decine di
milioni di anni: fra i 40 ei 90(XV).
Essa è quindi, in termini geologici, giovanissima ad indizio di una fervida
attività di riciclo crostale, anche questo ritenuto un buon indicatore di abitabilità.
Ganimede.
Ganimede e la maggiore delle lune
gioviane, ha un diametro di 5262 km (0,413diametri terrestri)(XII)
e da sola consta quasi del 38 % di tutta la massa delle 95 lune gioviane. Per
confronto Mercurio ha un diametro di 400 km più piccolo. I dati raccolti dalla
NASA, in particolare dal telescopio spaziale Hubble e dalla sonda Juno,
indicano la presenza di un oceano di acqua salata sotterraneo su Ganimede, che
si stima arrivi a 100 km di spessore sotto una crosta ghiacciata spessa 150 km
la quale ha un età stimata in centinaia di milioni di anni. Al suo interno si
ritiene vi siano un nucleo metallico circondato da un mantello roccioso di
silicati. Ganimede è anche l'unica luna conosciuta con un proprio campo
magnetico che causa aurore visibili come nastri di gas caldo ed elettrificato.
La superficie di Ganimede è una miscela di regioni scure fortemente
craterizzate e terreni chiari scanalati, suggerendo processi tettonici globali.
Ulteriori analisi hanno rivelato la presenza di sali minerali, composti
organici e una sottile atmosfera di ossigeno.
Le recenti osservazioni sulla
composizione della superficie di Ganimede, effettuate dalla missione Juno della
NASA, hanno rivelato la presenza di sali minerali e composti organici. Questi
risultati(XVIII)
derivano dai dati raccolti dallo spettrometro Jovian Infra Red Auroral Mapper
(JIRAM) a bordo della sonda spaziale durante un sorvolo ravvicinato della luna
ghiacciata il 7 giugno 2021.12 Questa scoperta potrebbe aiutare gli scienziati
a comprendere meglio l'origine di Ganimede e la composizione del suo profondo
oceano. La presenza di sali, in particolare sali ammoniacali e carbonati,
suggerisce che Ganimede potrebbe aver accumulato materiali abbastanza freddi da
condensare l'ammoniaca durante la sua formazione. I sali di carbonato
potrebbero essere resti di ghiacci ricchi di anidride carbonica. La principale
prova a sostegno dell'esistenza di un oceano su Ganimede ci viene fornita da
una modellazione del suo campo magnetico. Questa modellazione ha stabilito che
la regione equatoriale della luna, fino a una latitudine di circa 40 gradi, è
protetta dal bombardamento di elettroni energetici e ioni pesanti creato dal
campo magnetico di Giove. Questo bombardamento avrebbe un impatto negativo su
sali e sostanze organiche la cui presenza suggerisce che siano i resti di una
salamoia oceanica profonda che ha raggiunto la superficie.
Sebbene non sia una prova diretta
della vita, come per Europa, la presenza
di composti organici su Ganimede è significativa. I composti organici sono i
mattoni della vita e la loro presenza aumenta la possibilità che la vita possa
essersi evoluta su Ganimede, in particolare nel suo vasto oceano interno.
Nota tecnica.
Al riscaldamento materiale delle prime 3 lune (Io, Europa e
Ganimede), soprattutto per quanto riguarda Io contribuisce anche la risonanza
di Laplace.
|
Callisto.
Callisto è la quarta ed ultima
delle une medicee, ha un diametro di 4821 km (0,378 diametri terrestri)(XII),
è la seconda luna più grande di Giove e la terza del nostro sistema solare, è
un corpo celeste inaspettatamente intrigante che “potrebbe” nascondere un
oceano salato sotto la sua superficie ghiacciata e ricca di crateri. La sua
superficie è infatti vecchia di miliardi di anni ed è la più craterizzata nel
sistema solare. Sebbene inizialmente considerata inattiva geologicamente, la
scoperta di un possibile oceano ha portato Callisto ad essere classificata tra
i mondi che potrebbero ospitare la vita. I dati raccolti dalla sonda Galileo
della NASA suggeriscono che questo oceano potrebbe interagire con le rocce
sottostanti, creando condizioni potenzialmente favorevoli alla vita. Oltre alla
presenza di acqua, un'altra indicazione promettente è la rilevazione di
ossigeno nella sua estremamente sottile esosfera.
È opinione condivisa che tutte e
4 queste lune abbiano avuto origine dal materiale di scarto rimasto dopo la
formazione del loro primario.
JUICE, una volta che è JUICE.
La nascita di uan missione
spaziale è un processo lungo e complesso che deve attraversare tutta una serie
di fasi ognuna delle quali ha un preciso scopo. Parliamo Mission Lifetime
Cycle per indicare la totalità di questi processi che vanno dalla
definizione di cosa si vuole fare alla operatività nello spazio.
Vediamo ora come avviene questo
processo.
ü
Phase 0: Mission analysis and identification. Questa fase comincia dopo una “chiamata”
dell’ESA per una proposta di missione che include i traguardi da
raggiungere, i costi, la taglia (small S-class, medium M-class and large
L-class) e alcuni dettagli programmatici. Ogni chiamata genera mediamente circa
un 100 risposte che provengono da diversi gruppi accademici e che possono
riguardare diversi rami delle scienze astronomiche.
A questo punto la
palla passa ai comitati scientifici consultivi che riducono le opzioni a
3 o 4 missioni. I comitati
includono l'Astronomy Working Group, il Solar System Working Group, il
Fundamental Physics Working Group, lo Space Science Advisory Committee e lo
Science Programme Committee. Ora è il turno di ingegneri e di
ricercatori iniziano una fase di valutazione che dura un anno e che ha lo
scopro di identificare le tecnologie da sviluppare affinché la
missione risulti fattibile. Questo avviene maggiormente presso l’ESA’s
Concurrent Design Facility (CDF). Presso l’annuale incontro che si tiene
presso il quartier generale dell’ESA a Parigi si decide quale progetto far
procedere fino alla fase A.
ü Phase
A: Feasibility. Presso l’ESA’s Space Research and Technology Centre (ESTEC)
nei Paesi Bassi una squadra dedicata si occupa quindi del concetto e del primo
design della missione mentre in parallelo, presso l’European Space Operations
Centre (ESOC), si comincia a lavorare alla strumentazione di
terra, hardware e software necessaria al controllo e alle comunicazioni col
segmento spaziale. Presso l'ESOC si adotta il concetto di famiglia di
missioni, in base al quale gli stessi metodi operativi, strutture,
software, strumenti e procedure vengono applicati a un raggruppamento di
missioni correlate. Ciò al fine di aumentare significativamente l'efficienza,
ridurre i costi e garantire che le migliori tecnologie e tecniche siano
adottate rapidamente. L'analisi di missione è una valutazione matematica
dettagliata delle potenziali orbite di un satellite che ha lo scopo di determinare
il modo migliore per soddisfare gli obiettivi scientifici della missione in
termini di budget, di carburante, di orbite raggiungibili, capacità del veicolo di
lancio, stazioni di terra disponibili, complessità operativa e durata prevista.
L'analisi di missione viene eseguita utilizzando metodi avanzati di meccanica
celeste, matematica applicata e teoria del controllo e della stima. Potenti
workstation e una suite di sofisticati strumenti software consentono un'analisi
approfondita di tutti gli aspetti delle orbite e delle traiettorie. Per
supportare questo lavoro, vengono utilizzate visualizzazioni grafiche animate
di particolari regioni dello spazio, tra cui la magnetosfera e le fasce di
radiazione terrestri e non che il veicolo dovrà attraversare. È anche
importante visualizzare le relazioni dinamiche 3D tra il veicolo spaziale, la
Terra, la Luna, il Sole, i pianeti e gli asteroidi. I risultati dell'analisi di
missione e della progettazione del segmento di terra vengono valutati in
stretta collaborazione con il team di progetto della missione presso l'ESTEC e
i risultati vengono consegnati al produttore per essere integrati nella
progettazione e costruzione finale del satellite. Alla successiva riunione
annuale si decide quale progetto per ogni missione potrà passare alla fase
successiva.
ü
Phase B: Preliminary Definition. Nella fase
B1 i risultati di cui sopra vengono consegnati a due appaltatori (contractors)
selezionati per una competizione che porta ad una migliore definizione
della missione tramite un design preliminare. Uno solo di questi verrà
poi selezionato per far procedere il progetto alla fase B2 e le seguenti
fasi di implementazione.
ü
Phase C: Detailed Definition. A questo
punto la missione è formalmente “adottata” e l’appaltatore può meglio
definire alcuni dettagli quali il lanciatore, il carico utile e dettagli più fini
della navicella stessa. Durante questa fase si stabiliscono anche le varie
turnazioni del gruppo di controllo che deve operare 24/7/365 con gruppi più
corposi durante le prime fasi di vita della missione (e.g. lancio e
calibrazione). Durante questa fase vengono costruite due versioni del veicolo
spaziale:
·
lo
Structural and Thermal Model (STM) e
·
l'Engineering Model (EM). Queste
unità sono sottoposte a dure condizioni di test per replicare le condizioni
previste durante il lancio, per verificare che tutti i sottosistemi del
satellite funzionino correttamente insieme e per garantire la loro
compatibilità con il lanciatore e i suoi sistemi di terra.
·
Può anche essere costruito un Qualification
Model (QM) da sottoporre ai test ambientali nella camera a
termovuoto in cui verrà esposto alle stesse condizioni di pressione e
temperatura che incontrerà durante le fase operativa. Altri test sono quelli
delle vibrazione del suono durante i quali si sottopone il velivolo a
condizioni fino al 25% superiori rispetto a quelle che esperirà durante il
lancio.
ü
Phase D: Qualification and Production. A
questo punto, una volta che il progetto è stato testato e dimostrato valido
oltre ogni “ragionevole” dubbio e ha superato la Critical Design Review,
viene avviata la costruzione del Flight Model (FM) della
navicella che è quello che andrà effettivamente nello spazio. Qui entrano in
gioco industrie da tutto il mondo che forniscono componentistica di ogni genere
all’appaltatore principale. Si ritesta tutto l’impianto elettrico, le
comunicazioni (questo avviene in un’apposita camera speciale dedicata) e il
software che comprende le varie operazioni scientifiche e la navigazione. Col
consenso del Flight Acceptance Review la navicella può ora essere spedita
al sito di lancio.
ü
Phase E: Utilisation. Questa fase copre
tutto il periodo cha va dal lancio alla fine della missione. Durante questa
fase si svolgono tutte le fasi propedeutiche e scientifiche, e si affrontano
gli eventuali piccoli e grandi imprevisti che un progetto così complesso
comporta. Inoltre si assistono e correggono le manovre orbitali ed
eventualmente si prolunga la missione o quando è possibile gli si assegna un
nuovo scopo una volta che quello nominale è stato espletato.
ü
Phase F: Disposal. In questa fase si guida
la varicella verso la sua fine. La si può semplicemente spegnere per eliminare
qualunque rischio di interferenza con altre missioni o la si può guidare in un
orbita distruttiva sulla Terra o un altro corpo.
L’orbita.
Figura 6 – Sequenza delle fionde
gravitazionali della missione JUICE dal lancio fino all’arrivo al sistema
giovino.
Credit: ESA (acknowledgement: work performed by
ATG under contract to ESA)
Anche se raggiungere
i pianeti esterni è, controintuitivamente, più “facile” che raggiungere quelli
interni rimane un’impresa non da poco che richiede un notevole dispendio di
energia e grandi capacità di orientarsi e manovrare con precisione. Al momento
in cui scrivo (agosto 2024) JUICE ha già percorso 1000 milioni di km a fronde
di una distanza orbitale fra Terra e Giove che varia fra 588 milioni di km e
968 milioni di km; allora perché non è già arrivata a destinazione?
Non essendo in grado effettuare
né l’uno né l’altro tipo di viaggio, in modo diretto, e con la sola propulsione
del lanciatore si è dovuta trovare una soluzione alternativa. Gli ingegneri nel
passato sono venuti a capo di questo problema ideando un nuovo tipo di manovra
orbitale nota come fionda gravitazionale o in inglese gravity assist o
flyby. La ragione della necessità di questo tipo di manovra va trovata nella
meccanica delle orbite. Nello spazio una traiettoria diretta, che potremmo
definire dritta è possibile ma è esorbitatamene dispendiosa dal punto di vista
energetico. Il contesto in questo caso è importantissimo: nel sistema solare
tutto è in moto relativo e i pianeti, tutti, orbitano attorno al Sole nello
stesso verso ma più le loro orbite sono ristrette, quindi più sono vicini alla
loro stella, più si muovono velocemente. La Terra si muove a circa
. Questo comporta che possiamo,
si, lanciare una sonda verso Giove con una traiettoria più o meno diretta ma
questa arriverà li con una tale velocità da non poter essere catturata dl
pianeta. Questo tipo di orbita è utile se si vuole sfruttare Giove come tappa
intermedia verso lo spazio più esterno effettuando una fionda gravitazionale.
Di fatto il primato di percorrenza verso Giove spetta alla New Horizon che ha
raggiunto il punto di massimo approccio con Giove in poco più di 1 anno dal 19
gennaio 2006 al 28 febbraio 2007. E qui entrano in gioco i flyby.
La velocità di un veicolo
spaziale durante una fionda gravitazionale viene modificata dall'interazione
tra la gravità del pianeta e il movimento del veicolo spaziale rispetto al
Sole. Anche se la velocità del veicolo spaziale rispetto al pianeta potrebbe
rimanere la stessa prima e dopo l'incontro, è il movimento del pianeta attorno
al Sole che fornisce la spinta.
Ecco una spiegazione di come
funziona:
- Approccio iniziale: Quando un veicolo
spaziale si avvicina a un pianeta, viene attratto dalla sua gravità e
inizia ad accelerare verso di esso.
- Velocità massima: La velocità del veicolo
spaziale raggiunge il suo picco quando si trova nel punto più vicino al
pianeta.
- Allontanamento e rallentamento: Mentre il
veicolo spaziale si allontana dal pianeta, la gravità del pianeta lo
rallenta, ma non nella stessa misura in cui lo ha accelerato durante
l'avvicinamento (se il sistema di riferimento è il Sole).
- Il ruolo del movimento del pianeta: La
chiave per comprendere la fionda gravitazionale è che il pianeta stesso è
in movimento attorno al Sole. Durante il sorvolo, il veicolo spaziale non
interagisce con un pianeta stazionario, ma con un pianeta che ha un'enorme
quantità di moto a causa della sua orbita attorno al Sole.
- Trasferimento di quantità di moto: La
quantità di moto del pianeta viene trasferita al veicolo spaziale, dando
al veicolo spaziale una spinta significativa nella direzione del movimento
del pianeta. La quantità di spinta dipende dalla direzione del veicolo
spaziale rispetto al movimento del pianeta.
In sostanza, il veicolo spaziale scambia
una piccola quantità di energia cinetica col pianeta per modificare la propria
velocità, in accelerazione o decelerazione, e direzione. Un analogia potrebbe
essere quella del trampolino elastico. Un trampolino elastico “ideale”
restituisce a chi ci salta tutta l’energia cinetica che questi gli ha
trasferito riportandolo alla stessa altezza da cui vi è caduto. Ma se il
trampolino si stesse muovendo verso l’alto potrebbe far rimbalzare il saltatore
più in alto del punto da cui ha iniziato a cadere. L’energia extra gli viene
trasferita dall’energia cinetica del trampolino stesso. Analogamente una sonda
può cadere verso un pianeta e “rimbalzare” con più energia sottraendo quella
extra al pianeta stesso.
Figura 7 – Illustrazione della
struttura base della sequenza temporale (timeline) della missione JUICE. I
marcatori indicano i momenti di maggior avvicinamento, i perigiovi e
l’inserzione nell’orbita di Giove (Jupiter Orbital Insertion – JOI)(XX).
Credit: Grasset, O.
& Dougherty, M.K. & Coustenis, Athena & Bunce, Emma & Erd, C.
& Titov, D.V. & Blanc, Michel & Coates, Andrew & Drossart,
Pierre & Fletcher, Leigh & Hussmann, H. & Jaumann, Ralf &
Krupp, N. & Lebreton, Jean-Pierre & Prieto-Ballesteros, Olga &
Tortora, Paolo & Tosi, Federico & Van Hoolst, Tim. (2013). JUpiter ICy moons Explorer (JUICE): An
ESA mission to orbit Ganymede and to characterise the Jupiter system. Planetary
and Space Science. 78. 1-21. 10.1016/j.pss.2012.12.002.
La missione JUICE farà ampio uso
di questa manovra sia per arrivare al sistema gioviano che durante la sua
esplorazione. Di seguito una panoramica delle principali manovre orbitali e
orbite suddivise nelle varie macrofasi della missione(XXXV):
Tabella 1 – Principali fasi e manovre
orbitali della missione JUICE.
Fase della missione
|
Date
|
Descrizione
|
Lancio e viaggio verso
Giove
|
Aprile 2023 - luglio
2031
|
Aprile 2023 – agosto
2024
|
1a orbita
attorno al Sole
|
Novembre 2023
|
Manovra di uscita
dall’orbita solare in direzione del LEGA
|
Agosto 2024
|
Flyby luniterrestre, il
primo mai effettuato. (LEGA
- Lunar-Earth Gravity Assist)
|
Agosto 2024 – agosto
2025
|
2a orbita
attorno al Sole
|
Agosto 2025
|
Flyby di Venere.
|
Agosto 2025 – settembre
2026
|
3a orbita
attorno al Sole
|
Settembre 2026
|
1o flyby
della Terra
|
Settembre 2026 – gennaio 2029
|
4a orbita
attorno al Sole
|
Gennaio 2029
|
2o flyby
della Terra
|
Gennaio 2029 – luglio
2031
|
Trasferimento verso
Giove.
|
Esplorazione del
sistema gioviano.
Fase complanare
|
Luglio 2031 -
dicembre 2034
|
Luglio 2031
|
Arrivo su Giove
|
Luglio 2031
|
Flyby di Ganimede (1o
di 12)
|
2a metà del
2031
|
Inserzione nell’orbita
di Giove e 1a orbita gioviana
|
2031 – 2032
|
Fase di riduzione
dell’energia orbitale
|
Luglio 2032
|
flyby di Europa (1o
di 2)
|
Luglio 2032
|
flyby di Callisto (2o
di 21)
|
Fase ad Esplorazione
del sistema gioviano.
Fase ad alta
inclinazione
|
Luglio 2032 – dicembre
2034
|
l’inclinazione
aumenterà progressivamente fino a
quasi 30°
|
Luglio 2032 – dicembre
2034
|
Fase a bassa energia
orbitale
|
Orbita e impatto su
Ganimede
|
Dicembre 2034 - fine
2035
|
Dicembre 2034
|
inserzione nell’orbita
attorno a Ganimede
|
2035
|
Circolarizzazione
dell’orbita attorno a Ganimede, quota 5000 km
|
2035
|
Orbita circolare
attorno a Ganimede, quota da 500 a 200 km
|
Fine 2035
|
Impatto su Ganimede
|

Figura
8 – Illustrazione della fionda
gravitazionale luniterrestre.
Credit; ESA (Work performed by ATG under
contract to ESA)
La traiettoria orbitale è il
risultato di un processo decisionale che ha come radici gli obbiettivi
scientifici della missione. Si parte da questi per costruire una traiettoria
che li soddisfi al meglio stando entro i paramenti di missione; tempo di volo
totale, tempo di permanenza in zone fortemente irraggiate, temperature minane e
massime a cui è esposto il velivolo, carburante disponibile et cetera.
Il piano di volo originale
prevedeva il lancio nel 2022 ma la pandemia di CoViD-19 ha costretto ad un
posticipo che fino all’ultimo si credeva di poter evitare. Ovviamente
esistevano piani di volo nelle varie finestre di lancio tutti gli anni fino al
2025 e nello specifico il 2023 ne aveva 3:
i1 n aprile e 2 in agosto che presentavano però un allungamento del tempo di
trasferimento fino a Giove rispettivamente di 3y+3m, 2y+10m e 1y+9m. Queste ultime due prevedevano
un flyby luniterrestre. Per questo si preferiva la prima delle 2 opzioni. Ma
queste analisi erano di 10 anni prima. Una successiva analisi rilevò una
finestra di lancio in aprile che garantiva un viaggi più corto del
preventivato. Ma con un lancio equatoriale anziché inclinato.
Il 17 novembre 2023 JUICE ha
operato la più dispendiosa manovra orbitale di tutta la sua missione bruciando
nel motore principale, in 43” il 10% di tutto il suo carburante. Per quanto
possa sembrare folle pensare di bruciare così tanto carburante in così poco
tempo questa manovra è stata essenziale perché ha tolto la sonda dalla sua
orbita eliocentrica per indirizzarla verso il primo di una serie di assist
gravitazionali che le permetteranno di raggiungere il sistema gioviano.
“This manoeuvre used up roughly 363 kg of fuel – or
almost exactly 10% of the 3650 kg of fuel that Juice launched with”
|
“Questa manovra ha consumato circa
363 kg di carburante, ovvero quasi esattamente il 10% dei 3650 kg di
carburante con cui Juice è stato lanciato"
|
Figura 9 - Ha affermato Julia
Schwartz, ingegnere di dinamica di volo presso il centro di controllo
missione ESOC dell'ESA in Germania(XXI).
La manovra più particolare di
tutta la missione è senza dubbio il sorvolo luniterrestre (Lunar-Earth
Gravity Assist – LEGA). Lo scopo di questa manovra è di fornire alla
sonda abbastanza energia da permetterle di sfuggire al pozzo gravitazionale del
Sole abbastanza da raggiungere Giove. Si tratta di una manovra mai compiuta
prima che presenta notevoli difficoltà ma che permette anche un importante
risparmio di carburante, il tutto accompagnato da un pizzico di fortuna. Il
profilo di volo pristino, prima del ritardo causato dalla pandemia di CoViD-19,
prevedeva al suo posto un “semplice” flyby terrestre ma il caso ha voluto che
il ritardo abbia spostato la finestra di lancio (5 -25 aprile 2023) in un
omento in cui una particolare configurazione delle orbite ha reso possibile e
vantaggiosa questa manovra. E questa è la parte in cui una sventura (pandemia)
si è tramutata in una fortuna (opportunità per il flyby). In pratica JUICE
effettuerà due fionde gravitazionali in ordine sulla Luna e sulla Terra in sole
24 ore. Le difficoltà non mancano e sono legate a 3 fattori:
·
L’estrema precisione necessaria.
·
L’estrema complessità della manovra.
·
La ridotta finestra temporale.
Si deve essere in grado di
calcolare e adeguare i parametri dei sorvoli in tempi strettissimi e con
estrema precisione perché anche una minima devianza dalla nominalità potrebbe
portare ad un consumo eccessivo di carburante che potrebbe risultare in una
compromissione parziale della missione, o ad un fallimento completo. Ogni
sorvolo comporta un certo grado di incertezza che viene poi chiarita una volta
analizzata la telemetria trasmessa alla sede di Terra. Qui, per operare in
tempi così ridotti, (si badi che gli altri flyby sono separati da mesi o anni)
si necessita di un apparato ricetrasmittente di prim’ordine e di una capacità
qualitativa e quantitativa di calcolo non comuni, il tutto deve poi essere
perfettamente gestito dal personale di Terra che, seppur addestratissimo,
implica un ulteriore fattore di rischio. In patica una volta recepiti i
parametri di volo in entrata e in uscita dalla prima fionda si deve in
pochissimo tempo calcolare i parametri della seconda, quindi tutta una serie di
orbite e di manovre associate, al fine di indirizzare correttamente la sonda
verso la prossima tappa.
Non tutto il male vien per
nuocere. C’è infatti uno strumento che ha beneficiato maggiormente del sorvolo
lunare: questo è il Radar for Icy Moon Exploration (RIME). Il sorvolo del 19
agosto ha offerto al team RIME una delle poche opportunità prima dell'arrivo su
Giove per verificare in che modo il rumore elettronico all'interno della
navicella spaziale sta influenzando le prestazioni dello strumento. Durante
l'avvicinamento più ravvicinato alla Luna, RIME ha avuto otto minuti per
effettuare osservazioni in solitaria, mentre gli altri strumenti erano spenti o
posti in modalità silenziosa. Sulla base di queste osservazioni, il team RIME
lavorerà a un algoritmo per correggere il problema del rumore.
La navicella.
Figura 10 - Illustrazione di alcuni
precedenti modelli di JUICE.
Credit: ESA.
Costruire un veicolo spaziale,
che esso sia un lander, un rover o un orbiter non fa differenza, non è un
compito banale. Il complesso processo di selezione del progetto, di selezione
del costruttore e di test multipli serve proprio a garantire che il prodotto
finale possa superare le durissime condizioni che dovrà affrontare durante il
lancio, la permanenza nello spazio e l’eventuale discesa su un corpo celeste.
Questi stress comportano forti vibrazioni, rumori assordanti, radiazioni e
sbalzi fra temperature estreme agli antipodi a cui va aggiunta la necessità
vitale di approvvigionamento di energia.
Tabella 2 - Specifiche di JUICE(XL).
stowed
for launch:
|
4.09 x
2.86 x 4.35 m
|
deployed
in orbit:
|
16.8 x
27.1 x 13.7 m
|
Mass
(with propellant):
|
6070 kg
|
Dry
mass:
|
2420 kg
|
Dry mass:
|
2420 kg
|
Propellant mass:
|
3650 kg
|
Instrument payload mass:
|
280 kg(10 instruments
|
Power
Source:
|
850 W
solar panels
|
Payload power consumption:
|
180 W
|
High-gain
Antenna:
|
2.5 m, X
& Ka-band
|
High ΔV required:
|
2700 m/s
|
Radiation Level:
|
240 krad /10 mm Al solid sphere
|
Downlink Transfer Rate:
|
2 Gbit/day or higher
|
Solar Array area:
|
|
Memory:
|
1 Tb
|
Il carico scientifico.
Figura 11 – Illustrazione del carico scientifico
di JUICE.
Credit: ESA/ATG
medialab.
Juice è stata assegnata alla
classe L (large, grande) al fine di potervici montare numerosi strumenti; ne trasporterà
ben 10, raggruppati in 3 categorie e tutti allo stato dell’arte, più un
esperimento. Questi sono:
·
Un pacchetto di telerilevamento remoto (JANUS,
MAJIS, UVS, SWI) include funzionalità di imaging e imaging spettrale dalle
lunghezze d'onda ultraviolette a quelle submillimetriche.
·
Un pacchetto geofisico comprende un
altimetro laser (GALA) e un radar (RIME) per esplorare la superficie e il
sottosuolo delle lune, e un esperimento scientifico radio (3GM) per sondare le
atmosfere di Giove e dei suoi satelliti e per misurare i loro campi
gravitazionali.
·
Un pacchetto in situ contiene
una potente suite di strumenti per studiare l'ambiente delle particelle (PEP),
un magnetometro (J-MAG) e uno strumento per onde radio e plasma (RPWI), inclusi
sensori di campi elettrici e magnetici e quattro sonde Langmuir.
·
Un esperimento (PRIDE) che utilizza il
sistema di telecomunicazione del veicolo spaziale con strumenti a terra.
Vediamo ora gli strumenti un po’
più nel dettaglio(XXII):
JANUS, An optical camera
system
Figura 12 - JANUS è una fotocamera
ottica progettata per studiare la morfologia e i processi globali, regionali e
locali sulle lune e per eseguire la mappatura delle nubi su Giove. Ha 13
filtri, un campo visivo di 1,3° e una risoluzione spaziale fino a 2,4 m su
Ganimede e circa 10 km su Giove(XXIII).
Credit: LDO.
·
Principal Investigator: P. Palumbo,
Università degli Studi di Napoli "Parthenope", Italia.
·
Lead Funding Agency:
ASI, Italia.
Gli obiettivi scientifici(XXIV-Errore. L'origine riferimento non è
stata trovata.-XXVI) primari della telecamera di JANUS sono di registrare le lune di Giove in
media e alta risoluzione, e nel caso di Ganimede, anche in altissima
risoluzione di pochi metri per pixel. I dati delle immagini multispettrali
saranno usati per decifrare i processi geologici che hanno portato alle
strutture superficiali visibili oggi sulle croste ghiacciate, per studiarne la
mineralogia e la tettonica, il criovulcanismo, per registrare e interpretare
gli effetti visibili degli effetti mareali responsabili degli oceani sotto la
crosta e per indagarne l’eventuale abitabilità. Inoltre, la fotocamera esplorerà
gli strati superiori delle nubi di Giove, i suoi anelli e alcune delle sue
piccole lune di forma irregolare. I dati delle immagini potrebbero anche
aiutare a interpretare le proprietà fisiche del campo magnetico di Giove e le
tenui atmosfere di alcune delle sue lune maggiori. L'attenzione principale è la
mappatura delle tre grandi lune ghiacciate Europa, Ganimede e Callisto. Il
sistema JANUS è di fondamentale importanza perché le sue immagini mostreranno
le lune ghiacciate in modo molto più dettagliato di quanto si sia mai potuto
fare e, non da meno, i set di dati di immagini di JUICE ed Europa Clipper saranno
complementari nell’aiutare a rispondere a domande fondamentali.
Ecco alcune delle capacità e delle caratteristiche tecniche chiave di
JANUS:
- Può
raggiungere una risoluzione spaziale di
(fino a
nell'orbita più vicina attorno a Ganimede
e circa
per Giove) con pixel da 7 x 7 µm su un sensore
Teledyne-e2v CMOS con 1504 x 2000 pixels.
- Ha una lunghezza
focale effettiva di 467 mm, un campo visivo di 1,72° x 1,29°, e
un’apertura di 116 mm.
- È progettato
per acquisire immagini nelle lunghezze d'onda della luce visibile
(a partire da 340 micrometri) ed estendersi al vicino infrarosso (1080
micrometri).
- Un elemento
distintivo è la sua ruota con 13 filtri in diversi colori che
possono essere ruotati davanti all'FPM. Ogni filtro consente a JANUS di
rilevare diverse concentrazioni di elementi chimici. Ad esempio, il rosso
indica metano e il giallo sodio. Nel vicino infrarosso, JANUS può rilevare
minerali che formano rocce e sali sulle lune.
- È
estremamente dimensionalmente stabile allo scopo di mantenere le
ottiche rigide e assolutamente precise nel loro allineamento geometrico
per garantire immagini di alta qualità nonostante le vibrazioni durante il
lancio e gli improvvisi cambiamenti di temperatura. Le deformazioni sono
limitate a uno spessore inferiore a un decimo di capello umano.
- È costituito
da tre unità separate spazialmente: la testa ottica compreso il
telescopio, la ruota portafiltri e il modulo del piano focale (Focal Plane Module –
FPM).
- Include anche
l'elettronica di prossimità e principale (PEU e MEU), incluso il
controllo della telecamera, la gestione e compressione dei dati delle
immagini e un'unità di alimentazione.
- Il telescopio
catadiottrico, un sistema ottico che ha sia lenti rifrattive che
specchi riflettenti, ha eccellenti qualità ottiche ed è accoppiato a un
rivelatore di inquadratura (framing detector) che si trova nell'FPM.
JANUS è stato sviluppato in Italia, Germania, Spagna e Regno Unito. Il team
JANUS è guidato dal Principal Investigator (PI) Pasquale Palumbo
dell'Università Parthenope di Napoli e dell'Istituto nazionale di astrofisica
di Roma. Il co-PI è Thomas Roatsch dell'Istituto di ricerca planetaria del DLR.
L'appaltatore industriale principale per JANUS era il gruppo italiano Leonardo.
Il telescopio è stato costruito e assemblato con componenti sviluppati dal DLR
presso lo stabilimento Leonardo di Campi Bisenzio vicino a Firenze. L'Istituto
di ricerca planetaria del DLR ha costruito il modulo piano focale (FPM), che
trasporta il rivelatore sensibile alla luce per JANUS, nonché l'unità
elettronica di prossimità (Proximity Electronics Unit - PEU) e l'unità
elettronica principale (Main Electronics Unit - MEU), incluso il software di
bordo, presso il loro sito di Berlino-Adlershof. Il DLR è anche responsabile
della pianificazione scientifica delle osservazioni della luna ghiacciata e
dell'implementazione del segmento di terra per lo strumento.
Tabella 3 - Lunghezze d'onda centrali e
larghezze di banda del 13 filtri di JANUS.
Credit: Jaumann, Ralf &
Palumbo, P. & Hoffmann, H. & Cremonese, Gabriele & Lara, L. &
Corte, A. & Schmitz, Nicole & Debei, Stefano & Michaelis, Harald
& Lichopoj, A. & Magrin, S. & Epifani, E.M. & Mottola, S. &
Ragazzoni, Roberto & Zusi, Michele & Holland, A.. (2013). JANUS on the JUICE Mission: the Camera
to Investigate Ganymede, Europa, Callisto and the Jovian System.
Filter id.
|
λ / width [nm]
(tbc)
|
Note
|
FPAN
|
650/500
|
Panchromatic – monochromatic imaging
|
FBLUE
|
450/60
|
Blue – satellite colours
|
FGREEN
|
530/60
|
Green, background for Na – satellite colours
|
FRED
|
656/60
|
Red, background for Ha– satellite colours
|
CMT medium
|
750/20
|
Continuum for strong Methane band on Jupiter,
geology
|
Na
|
590/10
|
Sodium D-lines in exospheres
|
MT strong
|
889/20
|
Strong Methane band on Jupiter
|
CMT strong
|
940/20
|
Continuum for medium Methane band on Jupiter, Fe2+
on satellites
|
MT medium
|
727/10
|
Medium Methane band on Jupiter
|
Violet
|
410/80
|
UV slope of satellites surfaces
|
NIR 1
|
910/80
|
Fe2+, Io lava spots
|
NIR 2
|
1000/150
|
Fe2+, Io lava spots
|
Ha
|
656/10
|
Hα-line for aurorae and
lightnings
|
MAJIS, Moons and Jupiter Imaging Spectrometer
Figura 13 - MAJIS è uno
spettrometro di imaging iperspettrale progettato per osservare le
caratteristiche delle nubi troposferiche e le specie minori su Giove e per la
caratterizzazione di ghiacci e minerali sulle superfici delle lune ghiacciate.
Coprirà le lunghezze d'onda visibili e infrarosse da 0,4 a 5,7 micron, con
risoluzione spettrale di 3-7 nm (nanometro, miliardesimo di metro). La
risoluzione spaziale sarà fino a 25 m su Ganimede e circa 100 km su Giove. Dimensioni:
912 x 765 x 356 millimetri, peso: 41 chilogrammi. L'apertura dell'ottica è
protetta da una copertura rossa. Le strutture bianche sono radiatori esterni(XXIII).
Credit: IAS,
LDO, IAPS, CNES und ASI
·
Principal Investigator:
F. Poulet, Institut d'Astrophysique Spatiale, Francia.
·
Lead Funding Agency:
CNES, Francia.
MAJIS è uno spettrometro di imaging iperspettrale che misura in molte bande
ristrette nello spettro elettromagnetico ed è costituito da tre unità hardware
principali: la testa ottica, l'unità elettronica principale e un cablaggio che
collega i componenti controllati elettronicamente. La testa ottica e i
rivelatori dei due canali spettrali sono raffreddati a temperature criogeniche.
Ha come obiettivo principale l'esplorazione delle proprietà dell'atmosfera di
Giove e della composizione mineralogica delle superfici dei suoi satelliti
naturali, in particolare le lune ghiacciate Ganimede e Callisto. Questo
strumento osserverà l'atmosfera di Giove, le proprietà delle nuvole nello
strato atmosferico inferiore e studierà il ghiaccio, la materia organica e i
minerali sulle superfici delle lune di Giove e nel loro strato atmosferico
esterno. La gamma di lunghezze d'onda in cui MAJIS rileverà le superfici
planetarie è particolarmente adatta per studiare la firma spettrale del
ghiaccio d'acqua, consentendo agli scienziati di identificarne la presenza,
determinarne la proporzione nel materiale superficiale e dedurne le proprietà
fisiche come la dimensione delle particelle di ghiaccio e la temperatura
superficiale. Lo strumento caratterizzerà anche il materiale roccioso scuro su
Ganimede e Callisto identificandone le specie e la distribuzione al fine di
dedurne l’origine e di studiare la tettonica di questi mondi.
Tabella 4 - Dati tecnici di MAJIS(XXVII).
Channels
|
Wavelength
ranges (micrometres)
|
Spectral
resolution (nanometres)
|
Research
objective
|
Visible and Near-Infrared (VIS-NIR)
|
0.5–2.35
|
3.66 to 6.51
|
·
Water ice and its properties
·
Non-ice components such as salts
·
Indirect evidence for interaction with ocean
or magnetosphere
|
Infrared (IR)
|
0,5–2,35
|
3,66-6,51
|
Organic
compounds:
·
brought in by meteorites or
·
formed by interaction with the Jupiter
magnetosphere
|
MAJIS è il frutto di una estesa collaborazione
internazionale che ha lavorato come consorzio guidato dall'Institut
d'Astrophysique Spatiale (IAS) a Orsay, Francia che ha ricevuto supporto
dall'agenzia spaziale francese CNES, dall'Istituto di Astrofisica e
Planetologia Spaziali (IAPS) e dall'azienda italiana Leonardo (LDO). Il DLR,
l'agenzia spaziale tedesca, è direttamente coinvolta nell'esperimento MAJIS
attraverso Katrin Stephan dell'Institute of Planetary Research di Berlino e
supporta il team MAJIS nella pianificazione delle osservazioni e nello studio
scientifico delle lune nel sistema gioviano.
UVS, UV imaging Spectrograph
Figura 14 - UVS è uno spettrometro UV progettato
per caratterizzare la composizione e la dinamica delle esosfere delle lune
ghiacciate, per studiare le aurore di Giove e per investigarne la composizione
e la struttura dell'atmosfera superiore. Lo strumento eseguirà sia osservazioni
nadirali che scandagli di occultazione solare e stellare. Gli UV copriranno
l'intervallo di lunghezza d'onda 55-210 nm con risoluzione spettrale <0,6
nm. La risoluzione spaziale raggiungerà 0,5 km a Ganimede e fino a 250 km a
Giove(XXIII).
Credit: SwRI.
·
Principal Investigator:
R. Gladstone, Southwest Research Institute, USA.
·
Lead Funding Agency:
NASA, USA.
Trivia.
UVS è stato il primo
strumento ad essere stato consegnato per l’integrazione in JUICE.
|
Il progetto dell'UVS(XXVIII-XXIX-XXX-XXXI) si basa sull'eredità di precedenti spettrografi UV costruiti da SwRI (Southwest
Research Institute), tra cui Rosetta-Alice, New Horizons-Alice, LRO-LAMP e
Juno-UVS. Rappresenta quini l’apice di una lunga catena di sviluppo e
costruzione di strumenti simili a cui farà seguito Europa-UVS che verrà
integrato nella missione Europa Clipper.
JUICE-UVS rappresenta un progresso rispetto
agli spettrografi UV precedenti 4 costruiti dal Southwest Research Institute
(SwRI), in particolare il Juno-UVS, in diversi modi chiave. Queste modifiche
sono progettate per ottimizzare le prestazioni dello strumento nell'ambiente
unico del sistema gioviano e per permettergli di raggiungere gli obiettivi
scientifici specifici della missione JUICE:
- Schermatura anti-radiazioni: JUICE-UVS incorpora una schermatura in
tantalio simile a quella utilizzata su Juno-UVS per proteggersi
dall'intenso ambiente di radiazioni attorno a Giove e ridurre al minimo il
rumore di fondo del rivelatore.
- Osservazioni
di occultazione solare: a
differenza dei suoi predecessori, JUICE-UVS include una modifica del
canale di occultazione solare derivato da New Horizons-Alice, che consente
osservazioni di occultazione solare dall’ambiente gioviano, dove la
luminosità solare è significativamente, circa 30 volte, maggiore rispetto
al vicinato di Plutone.
- Risoluzione
spaziale migliorata: per
migliorare la risoluzione spaziale, JUICE-UVS introduce una seconda porta,
che funge da "stop di apertura" ad alta risoluzione, consentendo
osservazioni con una risoluzione spaziale superiore rispetto agli
strumenti UVS precedenti.
- Prestazioni
del rivelatore migliorate: il rivelatore JUICE-UVS è stato aggiornato con un rivestimento a
deposizione di strati atomici (ALD), che riduce al minimo la perdita di
sensibilità nel tempo dovuta all'accumulo di fluenza. Inoltre,
l'elettronica del rivelatore è stata migliorata con una maggiore velocità
di elaborazione, riducendo la perdita di tempo morto e consentendo di
registrare più eventi di dati nell'ambiente ad alta radiazione vicino a
Giove. Infine, l'inclusione di un convertitore analogico-digitale (ADC)
dedicato nell'elettronica dell'altezza dell'impulso migliora l'accuratezza
e l'affidabilità delle misurazioni dell'altezza dell'impulso, consentendo
una migliore discriminazione tra fotoni (segnale scientifico) ed eventi di
radiazione (rumore).
Ogni iterazione degli spettrografi UV costruiti
da SwRI si basa sulle esperienze e sugli insegnamenti tratti dalle missioni
precedenti, con conseguente aumento delle capacità e miglioramento delle
prestazioni. JUICE-UVS incarna questi progressi, incorporando caratteristiche
innovative e miglioramenti incrementali per affrontare le sfide specifiche
dell'esplorazione del sistema gioviano e spingere i confini della ricerca
scientifica planetaria. Come per gli altri casi già esposti i dati di tutte
queste missioni vanno intesi come complementari al fine della comprensione del
sistema solare.
Lo spettrografo ultravioletto (UVS) analizzerà
la luce ultravioletta emessa, trasmessa e riflessa da Giove e dalle sue lune,
tra cui Europa, Ganimede e Callisto, ne studierà la composizione delle
superfici e delle tenui atmosfere nonché il modo in cui interagiscono con Giove
e la sua gigantesca magnetosfera anche grazia all’osservazione delle aurore.
L'UVS osserverà anche lo stesso Giove e i gas della sua luna vulcanica Io. Il
suo principale obbiettivo scientifico è studiare sia i mondi potenzialmente
abitabili attorno al gigante gassoso che il sistema gioviano stesso come un
archetipo per i giganti gassosi nel nostro sistema solare e oltre.
Questo spettrografo è stato progettato e
costruito dal Southwest Research Institute (SwRI). Il team UVS di SwRI
includeva scienziati dell'Università del Colorado a Boulder, del SETI
Institute, dell'Università di Leicester (Regno Unito), dell'Imperial College di
Londra (Regno Unito), dell'Università di Liegi (Belgio), del Royal Institute of
Technology (Svezia) e del Laboratoire Atmosphères, Milieux, Observations
Spatiales (Francia). Il Planetary Missions Program Office del Marshall Space
Flight Center della NASA ha supervisionato il contributo dell'UVS all'ESA
attraverso il programma di esplorazione del sistema solare dell'agenzia.
Tabella 5 – Caratteristiche di JUICE-UVS.
Credit: OPAG Meeting Tucson 13-14 January 2014(XXVIII).
Mass:
|
5.2 kg (plus 9.7 kg TaW shielding)
|
Power:
|
8.5 W
|
Dimensions:
|
34.6 cm x 29.4 cm x 14.5 cm
|
Spectral Range:
|
55-210 nm
|
Spectral Resolution:
|
<0.6 nm (point source); <1.2 nm (extended
source
|
Spatial
Resolution:
|
0.16°
(AP); 0.041° (HP), Nyquist sampled
|
Field
of View:
|
0.1° x
7.3° + 0.2° x 0.2°
|
Effective
Area:
|
0.6 cm2
@ 125 nm
|
Telescope
/ Spectrograph:
|
Off-axis
Primary / Rowland circle mount
|
Detector
Type:
|
2D MCP
(solar blind), Csl photocathode, cross-delay-line (XDL) readout, 2048
spectral x 512 spatial x 256 PHD
|
Radiation
Mitigation:
|
Contiguous
Tantalum / Tungsten shielding (4π sr @ detector and electronics)
|
SWI, Sub-millimeter Wave Instrument
Figura 15 – Nella foto lo strumento SWI
comprensivo di telescopio e di unità ricevente. SWI è uno strumento a onde
sub-millimetriche per studiare la struttura della temperatura, la composizione
e la dinamica della stratosfera e della troposfera di Giove, e le esosfere e le
superfici delle lune ghiacciate. È uno spettrometro eterodina che utilizza
un'antenna da 30 cm e funziona in due intervalli spettrali 1080-1275 GHz e
530-601 GHz con potere di risoluzione spettrale di ~
(XXIII).
Credit: (MPS : Max Plank Institute for Solar System
Research).
·
Principal Investigator:
P. Hartogh, Max-Planck-Institut für Sonnensystemforschung, Germania.
·
Lead Funding Agency:
DLR, Germania.
Trivia.
SWI sarà il primo spettrometro in tempo reale
che volerà nello spazio profondo.
|
Lo strumento SWI (Submillimetre Wave Instrument)(XXXII-XXXIII-XXXIV) è unico per la sua capacità di studiare la chimica, la meteorologia e la
struttura dell'atmosfera media di Giove, così come i processi di accoppiamento
atmosferico e magnetosferico. SWI è uno spettrometro eterodina a onde
submillimetriche, composto da due canali che misurano gli spettri nelle gamme
di lunghezze d'onda intorno a 520 µm (530 GHz - 625 GHz) e 250 µm (1080 - 1275
GHz) con una risoluzione spettrale di
. Questa
capacità consentirà a SWI di caratterizzare in dettaglio la dinamica e la
composizione della stratosfera di Giove, nonché il suo accoppiamento con
l'atmosfera sottostante e sovrastante. Inoltre, SWI sarà in grado di
caratterizzare le atmosfere e le esosfere sottili delle lune galileiane,
determinarne le sorgenti e i pozzi e studiarne l'interazione con la
magnetosfera di Giove.
Lo strumento SWI è significativo per l'esplorazione del sistema gioviano
perché fornirà dati per ulteriori indagini sull'abitabilità delle lune
galileiane Ganimede, Europa e Callisto. Studiando i rapporti isotopici
dominanti nelle atmosfere di Giove e delle lune galileiane, aiuterà a
determinare l'origine e l'evoluzione dell'intero sistema gioviano. Inoltre, SWI
misurerà le caratteristiche delle superfici e del sottosuolo delle lune
ghiacciate e la loro composizione, il che include la determinazione della composizione
molecolare dei pennacchi causati dall'attività criovulcanica, come osservato di
recente su Europa, per vincolare l'evoluzione chimica dell'interno del
satellite. SWI indagherà anche il sistema di Giove come archetipo di un pianeta
gigante gassoso e ne caratterizzerà l'atmosfera e i suoi anelli.
Lo sviluppo e la costruzione di questo strumento hanno presentato tutta una
serie di difficoltà specifiche che toccano tutte le fasi di produzione.. Quelle
che seguono sono alcune delle principali sfide tecniche relative alla
progettazione e alla realizzazione di SWI:
- Tolleranza
di montaggio: Le prestazioni
ottiche di SWI sono sensibili alle tolleranze di montaggio dei componenti
ottici. Ad esempio, un disallineamento angolare dello specchio M1 di soli
pochi milligradi può causare un significativo scostamento di puntamento
del fascio dello strumento.
- Deformazione
termoelastica: Il
raffreddamento di SWI dalla temperatura ambiente a temperature operative
di circa -160 °C può causare la deformazione e il disallineamento dei
componenti ottici. Questo può portare a una diminuzione del guadagno
dell'antenna, a un aumento della larghezza a metà altezza del fascio e a
uno scostamento di puntamento del fascio.
- Precisione
della forma della superficie: La precisione della forma degli specchi, in particolare dello
specchio primario M1, è fondamentale per le prestazioni ottiche di SWI.
Anche piccole deviazioni dalla forma ideale possono causare un
significativo scostamento di puntamento del fascio.
Per affrontare queste sfide, i progettisti di SWI hanno impiegato una serie
di tecniche, tra cui:
- Analisi di
tolleranza Monte Carlo:
Per valutare l'effetto delle tolleranze di montaggio sulle prestazioni
ottiche di SWI.
- Simulazioni
agli elementi finiti: Per
simulare la deformazione dei componenti ottici dovuta al raffreddamento.
- Misurazione
delle coordinate tramite CMM (Coordinate Measurement Machine): Per caratterizzare la precisione
della forma degli specchi.
Inoltre, i progettisti di SWI hanno incorporato una serie di
caratteristiche di progettazione per mitigare l'impatto di questi problemi
tecnici, tra cui:
- Specchi
regolabili: Lo specchio
M2 e i cornetti di alimentazione possono essere regolati per compensare
gli errori di puntamento del fascio.
- Misurazioni
di calibrazione: Durante
la fase di crociera e operativa della missione sono previste misurazioni
di calibrazione del puntamento per determinare l'errore di puntamento del
fascio dello strumento con sufficiente precisione.
GALA, GAnymede Laser
Altimeter
Figura 16 - GALA è un altimetro
laser progettato per studiare la deformazione mareale di Ganimede e la
morfologia e topografia delle superfici delle lune ghiacciate. Avrà una
dimensione del fascio a terra di 20 m e una risoluzione verticale di 0,1 m a
200 km(XXIII).
Credit: HENSOLDT
Electronics
·
Principal Investigator:
H. Hussmann, DLR, Institut für Planetenforschung, Germania.
·
Lead Funding Agency:
DLR, Germania.
GALA è un altimetro laser a raggio singolo che opera con una frequenza di
scatto fino a 50 Hz (nominale 30 Hz) a una lunghezza d'onda di 1064 nm e una
durata degli impulsi di 5,5 ± 2,5 ns utilizzando un laser Nd:YAG.
Il suo scopo principale è di ottenere dati topografici dei satelliti
ghiacciati di Giove: Europa, Ganimede e Callisto dai quali si potranno ottenere
mappe topografiche e una misura della deformazione mareale diurna. Da
quest’ultima misura sarà possibile capire se Ganimede possiede o meno un
oceano: marre misurate di circa un metro saranno considerate prove a sfavore
mentre maree di alcuni metri, o decine di metri, saranno un indizio di una
massa liquida sottostante. Da queste misure si cercherà anche di capire quale
sia eventualmente lo spessore della crosta ghiacciata.
Per il suo funzionamento utilizza un impulso laser Nd:YAG (neodymium-doped
yttrium aluminum garnet; Nd:Y3Al5O12), a
una lunghezza d'onda di 1064 nm, a commutazione Q che in condizioni operative
nominali spara a 30 Hz. Una piccola parte dell'impulso viene guidata tramite
fibra ottica al rivelatore, caratterizzando l'impulso in uscita e il tempo di
emissione. La riflessione lambertiana dell'impulso dalla superficie del
satellite viene ricevuta da un telescopio con apertura di 25 cm e trasferita al
rivelatore, un fotodiodo a valanga (Avalanche Photo Diode – APD). Il segnale
viene digitalizzato a una frequenza di campionamento di 200 MHz e trasferito al
modulo di misurazione della distanza, che determina il tempo di volo tra l’impulso
emesso e quello ricevuto, la forma dell’impulso e l’energia dell’impulso
ricevuto.
Gala consiste delle seguenti 3 componenti che incorporano diversi subassemblati:
·
Unità
ricetrasmittente (Transceiver Unit, TRU): contiene l'ottica laser (Laser Head Module, LHM) e
l'elettronica della testa laser appropriata. Il laser emette l'impulso laser
attraverso il telescopio trasmettitore collimante. L'impulso laser di ritorno
viene ricevuto dal telescopio ricevitore (TEL) e focalizzato sul rivelatore
(Si-APD) dall'ottica di back-end (BEO).
·
Unità
elettronica (Electronic Unit, ELU):
contiene il modulo di ricerca della portata digitale (RFM), che analizza il
segnale del rivelatore e calcola la portata e la forma dell'impulso. Il modulo
di elaborazione digitale (DPM) è il computer principale dello strumento e
controlla tutte le funzioni dello strumento e l'interfaccia con il veicolo
spaziale. Il modulo convertitore di potenza (Power Converter Module, PCM)
fornisce alimentazione a diverse tensioni per tutti gli assemblaggi dello
strumento.
·
Unità
elettronica laser (Laser Electronic Unit, LEU): è costituita dal modulo di controllo laser, dal driver del
diodo laser e dal modulo di distribuzione dell'alimentazione. Questi includono
condensatori, alimentazione ad alta tensione e driver di potenza per i diodi di
pompaggio laser.
GALA potrà fornire altissime prestazioni
qualitative e quantitative fra le quali vale la pena citare:
- Risoluzione
e precisione: le
misurazioni del tempo di volo saranno accurate a circa 0,67 ns,
corrispondenti a una risoluzione della portata di 0,1 m. Lo strumento è
progettato per ottenere misurazioni della distanza con una precisione
<1 m a un'altitudine di 500 km con un'albedo di 0,2 e una pendenza
della superficie di 20° su Ganimede.
- Frequenza
degli impulsi: per
evitare lacune nella direzione lungo la traccia durante l'acquisizione di
profili di altezza ad alta risoluzione, GALA utilizzerà un'elevata
frequenza di scatto fino a 50 Hz. La frequenza di scatto nominale per la
quale è ottimizzata l'energia del laser è di 30 Hz.
- Misurazione
della rugosità superficiale: GALA misurerà la rugosità superficiale di Ganimede analizzando
l'ampiezza e la forma degli impulsi laser riflessi. Questo metodo consente
di studiare la rugosità della superficie su una scala pari al diametro
dell'impulso laser, che è di circa 50 metri al suolo.
GALA è stato sviluppato attraverso una collaborazione tra istituti e
industrie di Germania, Giappone, Svizzera e Spagna. Il team giapponese è stato
responsabile dello sviluppo dell'ottica di back-end (BEO), del gruppo piano
focale (FPA) che ospita il rilevatore APD e del modulo elettronico analogico
(AEM). Il BEO è un sistema ottico che migliora significativamente il rapporto
segnale-rumore della luce laser ricevuta estremamente debole e lo riproduce sul
rivelatore nel FPA. Il FPA converte la luce ricevuta in un segnale elettrico
analogico dal rilevatore APD interno e genera questo segnale. L'AEM converte il
segnale elettrico analogico dal FPA in un'uscita digitale in modo che i sistemi
successivi possano gestire i dati. L'Istituto di ricerca planetaria del DLR ha
sviluppato e costruito due unità elettroniche centrali per l'altimetro laser
GALA sulla navicella spaziale JUICE: l'unità elettronica GALA (ELU) e l'unità
elettronica laser GALA (LEU). L'ELU controlla l'intero strumento, elabora i
dati scientifici grezzi e fornisce varie tensioni di alimentazione.
L'Università di Berna e l'Instituto de Astrofísica de Andalucía (Spagna) hanno
contribuito ai componenti. Il LEU controlla il sistema laser e fornisce le
correnti della pompa laser richieste di 200 ampere. Questa unità è stata
sviluppata e costruita da Hensoldt Optronics GmbH in base a un contratto con
l'Istituto di ricerca planetaria del DLR, finanziato dall'agenzia spaziale
tedesca presso il DLR. Hensoldt Optronics GmbH ha anche contribuito alla costruzione
dello strumento.
Tabella 6 – Specifiche tecniche di GALA(XXXIX).
Wavelength
|
1064.5 nm
|
Laser energy
|
17 mJ
|
Start pulse width
|
2.9 ns (1σ)
|
Shot frequency
|
30 Hz/50 Hz
(nominal/maximum)
|
Beam divergence
|
100 μrad (1/e2,
full cone)
|
Spot size
|
50 m (1/e2,
diameter, at an altitude of 500 km)
|
Spot interval
|
50 m (30 Hz, at an altitude of 500 km)
|
Telescope aperture
|
25 cm (diameter)
|
Field of view
|
580 μrad (full
cone)
|
Detector
|
Avalanche
Photodiode (APD)
|
Digital filter
|
Matched filter
|
Total mass
|
24 kg(XXXIX) 25 kg(XXXVI)
|
Size
|
39 cm × 35 cm × 42 cm
|
Power consumption
|
51 W (at 30 Hz)
|
Altimetry accuracy
|
1 m (at points with
good conditions)
|
RIME, Radar for Icy Moon Exploration
Figura 17 - RIME è un radar progettato
per penetrare nel ghiaccio e studiare la struttura del sottosuolo delle lune
ghiacciate fino a 9 km di profondità con una risoluzione verticale nel ghiaccio
fino a 30 m. Funzionerà ad una frequenza centrale di 9 MHz (larghezza di banda
1 e 3 MHz) e utilizzerà un'antenna di 16 m(XXIII).
·
Principal Investigator: L. Bruzzone,
Università degli Studi di Trento, Italia.
·
Lead Funding Agency:
ASI, Italia.
Uno degli obiettivi scientifici più importanti di JUICE è lo studio della
geologia e della geofisica del sottosuolo delle lune ghiacciate e
l'individuazione di possibili acque sotterranee. RIME è un radar sounder
ottimizzato per la penetrazione della crosta ghiacciata delle lune Ganimede,
Europa e Callisto fino a una profondità di 9 km.
Un radar sounder è uno strumento che può essere utilizzato per
studiare la struttura del sottosuolo. Lo fa trasmettendo onde radio nel
terreno e misurando le riflessioni che ritornano. Le capacità di osservazione
di un radar sounder si basano sull'interazione delle onde radio con materiali
con differenti proprietà dielettriche. Quando le onde radio incontrano
un'interfaccia tra due materiali con diverse proprietà dielettriche, parte
dell'energia delle onde viene riflessa. La quantità di energia riflessa dipende
dalla differenza delle proprietà dielettriche tra i due materiali e dall'angolo
di incidenza delle onde radio. Quelle che seguono sono alcune capacità di
osservazione specifiche di questo tipo di radar:
- Rilevamento
dell'interfaccia (acqua): Un radar sounder può essere utilizzato per rilevare l'interfaccia tra
ghiaccio e acqua. Ciò è dovuto al fatto che l'acqua ha una costante
dielettrica molto più elevata rispetto al ghiaccio, il che si traduce in
un forte ritorno del radar dall'interfaccia.
- Rilevamento
dell'interfaccia (composizione): Un radar sounder può rilevare variazioni nelle proprietà dielettriche
in una regione termicamente omogenea. Queste variazioni possono
manifestarsi come una riflessione parziale o un cambiamento nella forza
del segnale, risultando in ritorni singoli o multipli. Ciò consente il
rilevamento di strati di impurità solubili o strati di polvere, ad esempio
da un evento di impatto.
- Rilevamento
dell'interfaccia (struttura): Un radar sounder può rilevare variazioni nelle proprietà dielettriche
dovute alle proprietà del cristallo. Ciò consente il rilevamento del
contrasto di dimensioni o tessuto del cristallo in una transizione
duttile-fragile su uno strato convettivo. Simile al rilevamento
dell'interfaccia di composizione, ciò può manifestarsi come una
riflessione parziale o un cambiamento nella forza del segnale.
- Offset: Un radar sounder può rilevare l'offset
verticale di due orizzonti altrimenti identici. Questo offset può essere
causato da una faglia che taglia uno strato geologicamente distinto.
- Scatterers
distribuiti nel sottosuolo: Un radar sounder può rilevare scatterers isolati o diffusi nel
sottosuolo. Questi scatterers possono essere causati dalla diffusione
fisica delle onde radar da parte di strutture o interfacce su scale delle
lunghezze d'onda RIME. Esempi di ciò includono campi di sacche d'acqua non
collegate della scala della lunghezza d'onda.
- Assorbimento: Un radar sounder può essere utilizzato
per studiare l'assorbimento delle onde radio nel ghiaccio. Ciò può essere
utilizzato per rilevare la presenza di materiali ad alta conducibilità,
come acqua liquida o ghiaccio marino accresciuto (caldo, salato).
Gli obiettivi scientifici primari e specifici di RIME includono:
- Caratterizzare
l'ampia gamma di variazioni compositive, termiche e strutturali presenti
nel sottosuolo di Ganimede, Europa e Callisto.
- Fornire
informazioni sulla storia dinamica dei satelliti.
- Testare i
modelli di formazione delle loro caratteristiche superficiali.
- Vincolare la
distribuzione della deformazione nei loro gusci di ghiaccio e le età
superficiali globali e regionali.
- Vincolare gli
spessori del guscio di ghiaccio e il ruolo dei processi convettivi
rilevando l'interfaccia ghiaccio-oceano se il ghiaccio è sottile o la
transizione fragile-duttile se il ghiaccio è spesso.
- Mappare
l'esistenza di strutture termiche in gusci di ghiaccio spessi.
- Cercare
riserve di acqua liquida presenti e passate.
- Mettere in
relazione la distribuzione del materiale non ghiacciato con le
caratteristiche e i processi geologici.
- Determinare
lo scambio di materiale passato o presente con il sottosuolo.
- Estendere le
identificazioni e le inferenze derivate per le superfici ottiche dei
satelliti in profondità nel loro sottosuolo.
RIME raggiungerà questi obiettivi scientifici effettuando osservazioni in
due modalità operative: osservazioni di sorvolo e operazioni orbitali
circolari. Le osservazioni di sorvolo di Europa, Ganimede e Callisto saranno
condotte da una distanza compresa fra i 1000 km e i circa 300-400 km dei
periluni. Le operazioni orbitali circolari avverranno invece solo intorno a
Ganimede e saranno condotte alla fine della missione da 500 km e 200 km di
altitudine.
Come gli altri strumenti, anche questo rappresenta lo stato dell’arte e,
dovendo operare in un ambiente difficile, il suo sviluppo ha richiesto di
affrontare diverse sfide tecniche che saranno ripagate dal ritorno scientifico.
Tra queste vale la pena citare:
- Progettazione
e realizzazione di un'antenna sufficientemente grande e robusta da poter
essere utilizzata nello spazio profondo. L'antenna deve essere in grado di trasmettere e ricevere segnali a
una frequenza di 9 MHz. La lunghezza d'onda del segnale di 9 MHz, 33 m
nello spazio libero, può essere trasmessa in modo efficiente utilizzando
l'antenna a dipolo proposta, che ha una lunghezza di 16 m.
- Sviluppo
di un sistema radar in grado di penetrare nel ghiaccio profondo fino a 9
km e di fornire una risoluzione verticale (nel ghiaccio) di 30 m. Lo strumento deve essere anche in grado
di funzionare in un ambiente con scarse risorse energetiche.
- Gestione
del rumore radio proveniente da Giove. Il rumore radio di Giove può interferire con i segnali radar di RIME.
Per mitigare questo problema, la frequenza di RIME è stata selezionata a 9
MHz. Questa frequenza offre capacità di penetrazione e mitigazione dello
scattering superficiale.
- Sviluppo
di algoritmi di elaborazione dati in grado di gestire i grandi volumi di
dati che saranno prodotti da RIME. Gli algoritmi devono essere anche in grado di correggere gli effetti
del rumore e del disordine nei dati. RIME ha una grande flessibilità nei
parametri di modalità che consente di ottimizzare la profondità del
bersaglio, la risoluzione verticale desiderata, la spaziatura lungo la
traccia, la pendenza delle caratteristiche e la velocità dei dati
disponibile.
Anche questo strumento è frutto delle conoscenze e delle competenze
acquisite durante lo sviluppo e l’operatività di altri simili. RIME, MARSIS
e SHARAD sono tutti radar sounder utilizzati per studiare la struttura
del sottosuolo dei corpi planetari. Sia MARSIS che SHARAD sono attualmente
operativi su Marte e RIME si basa sulla loro eredità. Diversamente da RIME, che
è ottimizzato per la penetrazione profonda fino a 9 km, SHARAD è ottimizzato
per un'alta risoluzione verticale con penetrazione superficiale di Marte. Lo
strumento RIME è progettato per funzionare in una singola banda di frequenza
centrata a 9 MHz, a differenza di SHARAD, che opera a 20 MHz.
Tabella 7 - Scheda tecnica dello
strumento RIME (proposto)(XLI).
Main Instrument parameters
|
Parameter values
|
Transmitted central frequency (MHz)
|
9
|
Antenna type
|
Dipole
|
Optimal antenna length (m)
|
16
|
Peak radiated power (W)
|
10
|
Stand-by power with cont. (W)
|
13,3
|
Avg. power during sounding with cont. (W)
|
25,1
|
Penetration depth (km)
|
As deep as 9
|
Chirp length (IlS)
|
50 - 100
|
Vertical resolution in ice (m)
|
30 - 90
|
Cross-track resolution (km)
|
2 - 10
|
Along-track resolution (km)
|
0,3 – 1,0
|
Circular Orbital Phase
|
Orbit height (km)
|
200 - 500
|
Pulse repetition frequency (Hz)
|
200 - 400
|
Chirp bandwidth (MHz)
|
3,1
|
Chirp length (IlS)
|
50 - 100
|
Receiver window length (IlS)
|
117 - 226
|
Data rate (kbps)
|
216 - 250
|
Flyby Phase
|
Flyby distance (km)
|
< 1000
|
Pulse repetition frequency (Hz)
|
500
|
Chirp bandwidth (MHz)
|
3
|
Chirp length (IlS)
|
100
|
Receiver window length (IlS)
|
226
|
Data rate (kbps)
|
2400
|
3GM, Gravity & Geophysics of Jupiter and
Galilean Moons
Figura 18 - 3GM è un pacchetto
scientifico radio comprendente un transponder Ka (banda operativa nella fascia
superiore delle microonde fra i 27 e i 40 GHz) e un oscillatore
ultrastabile. Sarà utilizzato per studiare il campo gravitazionale - fino al
grado 10 - su Ganimede e l'estensione degli oceani interni sulle lune
ghiacciate, nonché per investigare la struttura delle atmosfere neutre e delle
ionosfere di Giove (0,1 - 800 mbar) e delle sue lune(XXIII).
Nell’immagine il transponder in banda Ka che è il cuore di 3GM(LII).
·
Principal Investigator: L. Iess, Università
di Roma "La Sapienza", Italia.
·
Lead Funding Agency:
ASI, Italia
L’obiettivo scientifico principale di 3GM è di studiare il campo gravitazionale
di Ganimede, Europa e Callisto, e di determinarne la struttura interna. Per
realizzare questo obiettivo 3GM realizzerà misurazioni accurate di doppler e di
distanza(L-LI-LII).
Le componenti di 3GM includono:
- Il
traspositore KaT (Ka-band Transponder): Questo dispositivo è il cuore dell'esperimento di gravità, e permette
di ottenere misurazioni di doppler e di distanza precise.
- Il DST
(Deep Space Transponder): Questo dispositivo, in combinazione con il KaT, fornisce ulteriori
collegamenti per una calibrazione quasi completa del rumore del plasma
dispersivo.
- L'HAA
(High Accuracy Accelerometer): Questo dispositivo è utilizzato per calibrare i disturbi non
gravitazionali, principalmente dovuti al “propellant sloshing”,
movimento del propellente che accade all’interno dei serbatoi.
- L'USO
(Ultra Stable Oscillator): Questo dispositivo è utilizzato per condurre un esperimento di
occultazione.
Gli obiettivi scientifici di 3GM includono:
- Mappare il
campo gravitazionale delle lune Galileiane: Questo permetterà di inferire la
struttura interna di queste lune.
- Determinare
il numero di Love
per Ganimede e Callisto: Questo numero fornisce informazioni sulla
risposta mareale delle lune e può aiutare a determinare la presenza o
l'assenza di un oceano liquido sotto la superficie ghiacciata.
- Fornire un
riferimento preciso all'altimetro laser a bordo: Questo permetterà di ottenere misurazioni
accurate della topografia delle lune.
Le peculiarità e le difficoltà tecniche relative allo sviluppo e al
funzionamento di 3GM includono:
- Misurazioni
di Doppler e distanza estremamente precise: Il KaT consente misurazioni di Doppler
precise fino a 0,003 mm/s con un tempo di integrazione di 1000 secondi e
misurazioni di distanza precise fino a 20 cm dopo pochi secondi di
integrazione. Queste misurazioni di alta precisione sono essenziali per determinare
con precisione il campo gravitazionale delle lune Galileiane e ricostruire
l'orbita del veicolo spaziale.
- Calibrazione
del rumore: La
combinazione del KaT con il DST (Deep Space Transponder) fornisce due
collegamenti aggiuntivi, consentendo una calibrazione quasi completa del
rumore del plasma dispersivo, un fattore chiave per ottenere misurazioni
precise.
- L'influenza
del "propellant sloshing": Il movimento del propellente può creare disturbi non gravitazionali
che devono essere calibrati utilizzando l'HAA.
- Il
tracking multi-stazione:
Le stazioni di tracking Estrack dovranno essere in grado di tracciare il
segnale in banda Ka per ottenere risultati completi.
Il traspositore KaT (Ka-band Transponder) è uno strumento cruciale per la
missione JUICE perché fornisce misurazioni di Doppler e di distanza precise che
sono essenziali per raggiungere gli obiettivi scientifici della missione. Il KaT, sviluppato da Thales Alenia Space in
Italia, è progettato per funzionare in banda Ka (32–34 GHz), il che offre
un'eccellente stabilità di frequenza.
La rete di stazioni di
tracciamento dell'ESA, (ESA's tracking station network, Estrack), è un
sistema globale di stazioni di terra che forniscono collegamenti tra
satelliti in orbita e l'ESOC, l'European Space Operations Centre in
Darmstadt, Germania. La rete principale Estrack comprende sette stazioni in
sette Paesi.
|
La
determinazione del numero di Love
e della
libration per Ganimede e Callisto ha importanti implicazioni scientifiche per
la comprensione della struttura interna di queste lune.
- Numero di Love
: Il numero di Love
è un
parametro che descrive la risposta gravitazionale di un corpo celeste alle
forze di marea esercitate da un altro corpo celeste, come Giove. Il numero
di Love
può
essere utilizzato per determinare la presenza o meno di un oceano di acqua
liquida sotto la superficie ghiacciata di una luna.
- Librazione: La librazione è una leggera
oscillazione di un corpo celeste che si verifica a causa dell'interazione
gravitazionale con un altro corpo celeste e può essere misurata e utilizzata
per studiare la struttura interna di una luna, in particolare per
determinare la presenza di un nucleo solido o liquido e lo spessore dello
strato di ghiaccio superficiale.
Le simulazioni
per la missione JUICE suggeriscono che sarà possibile ottenere un'accuratezza
di
per il numero
complesso di Love
di Ganimede e
un'accuratezza di 0.06 per il numero di Love
di Callisto.
Nota tecnica.
I numeri di Love (h, k e l) sono
parametri adimensionali che misurano la rigidità di un corpo planetario o di
un altro oggetto gravitante e la suscettibilità della sua forma a cambiare in
risposta a un potenziale di marea esterno. Sono utilizzati, ad esempio, per descrivere come una luna si deforma a
causa delle forze gravitazionali del suo primario e del Sole. Il numero di
Love h rappresenta lo spostamento verticale (radiale) della
superficie terrestre, mentre il numero di Love k rappresenta
la dilatazione cubica, ovvero l'aumento del volume del corpo. Infine, il
numero di Love l descrive lo spostamento orizzontale
(trasversale) della crosta terrestre.
·
Il numero di Love h è definito come il
rapporto tra la marea del corpo e l'altezza della marea di equilibrio
statico. È anche definito come lo spostamento verticale (radiale) o la
variazione delle proprietà elastiche del pianeta. Per una Terra solida
ipotetica, h = 0. Per una Terra liquida, ci si aspetterebbe h = 1.
Tuttavia, la deformazione della sfera fa sì che il campo potenziale cambi, e
quindi deformi la sfera ancora di più. Il massimo teorico è h = 2.5.
Per la Terra reale, h si trova tra 0 e 1.
·
Il numero di Love k è definito come la
dilatazione cubica o il rapporto tra il potenziale aggiuntivo (self-reactive
force) prodotto dalla deformazione del potenziale di deformazione. k = 0
per un corpo rigido.
·
Il numero di Love l rappresenta il
rapporto tra lo spostamento orizzontale (trasversale) di un elemento di massa
della crosta del pianeta e quello della marea oceanica statica
corrispondente. Come per h e k, l = 0 per un corpo rigido.
|
PEP, Particle Environment Package
Figura
19 - PEP
è un pacchetto di sensori per caratterizzare l'ambiente del plasma nel sistema
di Gioviano. Misurerà la densità e i flussi di ioni positivi e negativi,
elettroni, gas neutro esosferico, plasma termico e atomi neutri energetici
nell'intervallo di energia da <0,001 eV a >1 MeV con copertura angolare
completa. La composizione delle esosfere delle lune sarà misurata con un potere
di risoluzione superiore a 1000(XXIII).
Nell’immagine James
Hutcheson lavora su JENI, uno strumento che fa parte della suite PEP-Hi. JENI
catturerà immagini del plasma attorno a Giove e alle sue lune.
Credit: Johns Hopkins APL/Ed Whitman.
·
Principal Investigator:
S. Barabash, Swedish Institute of Space Physics (Institutet för rymdfysik,
IRF), Kiruna, Svezia.
·
Lead Funding Agency:
SNSB, Svezia.
PEP (Particle Environment Package) è pacchetto di strumenti per la
spettrometria delle particelle progettato per misurare le particelle neutre e
cariche nel sistema di Giove.
È progettato per affrontare i seguenti argomenti di ricerca:
- Ganimede: quali processi di interazione esistono
tra la magnetosfera rotante di Giove e il complesso sistema di Ganimede?
- Callisto: caratterizzazione della luna Callisto
come relitto della storia evolutiva del sistema di Giove.
- Europa e
Io: studio delle regioni
attive su Europa e Io; telerilevamento dei tori di gas neutro;
- Telerilevamento
dei satelliti irregolari e dell'anello.
- Magnetosfera
di Giove: studio e
influenza delle sorgenti di plasma interne ed esterne nel sistema di
Giove; studio dei meccanismi di accelerazione; caratterizzazione del
"magnetodisco".
Lo strumento PEP a bordo del JUICE è composto da 2 unità con un
totale di 6 diversi sensori(LIII-LIV-LV-LVI).
Figura 20 – Organigramma delle unità,
sottounità e strumenti di PEP.
·
PEP-Hi contiene
2 sensori JENI e JOEE, rispettivamente sui lati nadir e zenith della sonda.
·
PEP-Lo
consiste di due unità:
o
l’unità
Nadir con i sensori NIM, JNA e JEI; e
o
l’unità
Zenith con lo strumento JCD
I sei sensori che compongono il Particle Environment Package (PEP) sono:
- JDC
(Jovian Dynamics and Composition): Questo sensore, progettato utilizzando un “reflectron” e una
superficie riflettente, misura istantaneamente le distribuzioni 3D di ioni
positivi e negativi, consentendo di determinare lo stato di carica degli
ioni e misurando anche gli elettroni. Il suo campo di vista è emisferico,
con una risoluzione angolare di 5.5° x 19.5°.
- JEI
(Jovian Electrons and Ions): Questo sensore misura istantaneamente le distribuzioni 3D degli
elettroni del plasma e ha anche la capacità di misurare gli ioni.
L'intervallo di energia coperto da JEI è da circa 1 eV a 50 keV. Il suo
campo di vista è emisferico, con una risoluzione angolare di 20° x 10°.
- JoEE
(Jovian Energetic Electrons): Questo sensore è un detector di elettroni energetici ultraleggero,
basato sulla tecnologia utilizzata per il detector di particelle
energetiche del Galileo. Fornisce misurazioni istantanee delle
distribuzioni angolari di pitch e degli spettri degli elettroni
energetici. JoEE misura elettroni energetici nell'intervallo da 25 keV a 1
MeV. Il suo campo di vista è 12° x 180° con una risoluzione angolare di
12° x 22°.
- NIM
(Neutral gas and Ion Mass spectrometer): Questo sensore è un mass spectrometer compatto che utilizza un tempo
di volo (TOF) e un "reflectron". È il primo sensore progettato
per misurare il gas neutro esosferico e la spettroscopia di massa del
plasma termico alle lune di Giove. L'intervallo di massa di NIM è da 1 a
1000 amu, con una risoluzione di massa di M/ΔM = 1100. La sua sensibilità
è di 2 cm-3 (circa 10-16 mbar).
- JNA
(Jovian Neutrals Analyzer): Questo sensore è una camera ENA basata su un sensore di successo
utilizzato nella missione lunare Chandrayaan-1. JNA è progettato per
l'imaging del toro di plasma di Io, dei prodotti superficiali retrodiffusi
e sputtering. JNA misura gli ENA a bassa energia nell'intervallo da 10 eV
a 3 keV (H), con una risoluzione angolare di 7° x 10°.
- JENI
(Jovian Energetic Neutrals and Ions): Questo sensore è una camera combinata per ioni energetici ed ENA,
basata su sensori utilizzati sulle missioni Cassini, IMAGE e Juno. JENI è
progettato per l'imaging globale della magnetosfera e dei tori di gas
neutro. Misura gli ENA e gli ioni nell'intervallo da 0.5 a 300 keV (ENA) e
5 MeV (ioni). Il suo campo di vista è 90° x 120°, con una risoluzione
angolare di 2° (> 10 keV H).
PEP misura ioni positivi e negativi, elettroni, gas neutro esosferico,
plasma termico e atomi neutri energetici in tutti i domini del sistema di Giove
su nove ordini di grandezza di energia da < 0,001 eV a > 1 MeV con
copertura angolare completa; fornisce inoltre misurazioni istantanee del flusso
3D del plasma ionico e della sua composizione per comprendere la magnetosfera e
le interazioni magnetosfera-luna e per indagare i processi aurorali sulle lune
e su Giove. Le misurazioni delle
distribuzioni angolari degli elettroni energetici con una risoluzione inferiore
al secondo sondano i meccanismi di accelerazione, la topologia e i confini del
campo magnetico. PEP sarà il primo strumento a campionare direttamente le
esosfere di Europa, Ganimede e Callisto con una risoluzione di massa
estremamente elevata.
J-MAG, A magnetometer
instrument for Juice
Figura 21 - J-MAG è un
magnetometro progettato per caratterizzare il campo magnetico di Giove, la sua
interazione con il campo magnetico interno di Ganimede e per studiare gli
oceani sotterranei delle lune ghiacciate. Lo strumento utilizzerà sensori
fluxgate (inbound e outbound) montati su un braccio(XXIII).
Credit: Imperial
College London.
·
Principal Investigator:
M. Dougherty, Imperial College London, Regno Unito.
·
Lead Funding Agency:
UKSA, Regno Unito.
L'obiettivo scientifico principale di J-MAG è studiare l'interazione tra il
campo magnetico intrinseco di Ganimede e la magnetosfera di Giove(XLII-XLIII-XLIV-XLV). Questa analisi
contribuirà a determinare la profondità e l'estensione dell'oceano che si
ritiene esista sotto la superficie di Ganimede e a comprendere l'origine del
campo magnetico intrinseco di questa luna. Fornirà inoltre informazioni
cruciali per la comprensione dei processi plasmatici complessivi all'interno
della magnetosfera di Giove e sugli altri satelliti gioviani, Europa e
Callisto. Inoltre, J-MAG aiuterà a:
- Caraterizzare
l'ambiente magnetico del sistema gioviano.
- Esplorare
il magnetismo di Ganimede. Ganimede è l'unica luna del sistema solare con un campo magnetico “intrinseco”.
- Sondare
gli oceani sotto la superficie delle lune ghiacciate di Giove.
- Studiare
come il campo magnetico di Giove interagisce con le tre grandi lune
ghiacciate del pianeta (Europa,
Callisto e Ganimede).
- Rivelare
l'ambiente di plasma del sistema planetario.
J-MAG è montato su un braccio estendibile di 10,6 m e incorpora più componenti:
- JMAGELB: la scatola elettronica principale, che
contiene tutte le schede elettroniche dello strumento, inclusi
l'elettronica di front-end del sensore, l'unità di conversione di potenza
e il computer di bordo (la principale unità di elaborazione dei dati).
JMAGELB è sotto la responsabilità dell'Imperial College di Londra.
- JMAGSCA: un magnetometro scalare di un nuovo tipo
chiamato magnetometro a stato oscuro accoppiato (coupled dark state
magnetometer, CDSM) sviluppato dallo Space Research Institute di Graz e
dall'Università Tecnica di Graz.
- JMAGOB: sensore esterno e elettronica del
sensore, un magnetometro a fluxgate sviluppato dall'Imperial College di
Londra.
- JMAGIB: sensore interno e elettronica del
sensore, un magnetometro a fluxgate sviluppato dall'Istituto di Geofisica
ed Efisica Extraterrestre (IGeP) della Technische Universität Braunschweig
(TUBS).
Le principali sfide tecniche nella costruzione e nel collaudo di
J-MAG sono:
- Sviluppo
di un magnetometro scalare a stato oscuro accoppiato (CDSM) affidabile e
preciso: JMAGSCA è un
nuovo tipo di magnetometro che si basa sul principio di intrappolamento
coerente della popolazione (Coherent Population Trapping, CPT). Il CDSM è
stato sviluppato in collaborazione tra l'Istituto di Fisica Sperimentale
dell'Università Tecnica di Graz e l'Istituto di Ricerca Spaziale
dell'Accademia Austriaca delle Scienze. Il principio di misurazione del
CDSM si basa solo su costanti naturali quindi, in linea di principio, è
privo di deriva e non è necessaria la calibrazione. Tuttavia, la realizzazione
tecnica può influenzare la precisione della misurazione. Gli effetti più
dominanti sono le caratteristiche di direzione/puntamento, che sono
deviazioni delle misure della forza del campo magnetico rispetto alla
forza del campo magnetico ambiente. Queste deviazioni sono una funzione
dell'angolo tra l'asse del sensore e il vettore del campo magnetico e sono
una proprietà fisica intrinseca del principio di misurazione del
magnetometro.
- Verifica
della precisione dello strumento in condizioni di campo magnetico
variabile: La verifica
dell'accuratezza dello strumento è necessaria per garantire la conformità
con il requisito di prestazioni di 0.2 nT (1 σ) con una velocità di dati
di 1 Hz. La verifica è stata eseguita con quattro orientamenti del sensore
dedicati in un sistema di bobine Merritt, che si trova nell'Osservatorio
Geomagnetico Conrad (COBS). Il sistema di bobine viene utilizzato per
compensare il campo magnetico terrestre e per applicare campi di prova
appropriati al sensore. Si è anche cercato un nuovo metodo per separare le
caratteristiche di direzione dello strumento dai campi residui (offset)
all'interno del sistema di bobine adattando un modello matematico ai dati
misurati e con la verifica riuscita del requisito di prestazioni di
MAGSCA.
- Compensazione
degli effetti della radiazione sulla fibra ottica: Durante il lungo periodo nello spazio, i
componenti ottici dello strumento (specialmente le fibre ottiche) saranno
soggetti ad attenuazione indotta dalla radiazione che, in base all'analisi
e ai test di radiazione, nel peggiore dei casi, potrà ridurre la potenza
ottica trasmessa alla fine della durata della missione a circa un quarto
della potenza ottica inizialmente trasmessa. Per contrastare questo
fenomeno lo strumento dovrà essere azionato a correnti di polarizzazione
laser più elevate e a temperature del vapore più elevate.
- Gestione
delle caratteristiche di direzione: Le caratteristiche di direzione sono errori assoluti dipendenti
dall'angolo del sensore e definiscono la precisione dello strumento. Queste
sono state caratterizzate a terra e al fine di quantificare e confrontarne
diverse (misurate con diversi parametri operativi), sono state introdotte
la “precisione media angolare” e l'”accuratezza media angolare”. Possono
essere interpretate come una media lungo una sequenza di calibrazione in
volo che include misurazioni a tutti gli angoli del sensore.
- Gestione
del campo magnetico residuo: Il sistema di bobine Merritt non è in grado di compensare esattamente
il campo magnetico terrestre a zero per cui rimane un piccolo campo
magnetico residuo con una leggera disomogeneità che è causata da una
piccola e praticamente inevitabile deformazione delle bobine Merritt. Le
disomogeneità, nell'ordine di
, hanno una notevole influenza sulle misure
della forza del campo magnetico.
RPWI, Radio & Plasma Wave
Investigation
Figura
22 - RPWI è uno strumento per
onde radio e plasmatiche progettato per caratterizzare l'emissione radio e
l'ambiente al plasma di Giove e delle sue lune ghiacciate. Si basa su quattro
esperimenti, GANDALF, MIME, FRODO e JENRAGE. Utilizzerà un set di sensori tra
cui due sonde Langmuir, per misurare i vettori del campo elettrico DC fino a
una frequenza di 1,6 MHz e per caratterizzare il plasma termico, ricevitori a
media e alta frequenza, e antenne per misurare i campi elettrici e magnetici
nell'emissione radio nell'intervallo di frequenza 80 kHz - 45 MHz(XXIII).
Dall’alto verso il basso: la sonda Langmuir ripiegata, un dettaglio della testa della sonda
Langmuir, il Search Coil Magnetometer (SCM) e la sctola dell’elettronica di
RPWI che risiede all’interno della navicella.
Credit: IRF(XLVI).
·
Principal Investigator:
J.-E. Wahlund, Swedish Institute of Space Physics (Institutet för rymdfysik,
IRF), Uppsala, Svezia.
·
Lead Funding Agency:
SNSB, Svezia.
RPWI è progettato per misurare le proprietà fisiche del gas ionizzato che
circonda Giove e le sue lune ghiacciate galileiane, le variazioni del campo
elettrico e magnetico, e le onde radio(XLVI-XLVII-XLVIII-XLIX). È stato sviluppato da un
team congiunto wuronipponico. Il team europeo ha fornito competenze sviluppate
per gli strumenti a bordo della navicella spaziale Cassini che ha visitato
Saturno. L'esperienza dei membri giapponesi proviene dagli strumenti a bordo di
Kaguya (orbiter lunare), Arase (osservazioni della cintura di radiazioni) e
BepiColombo (missione congiunta euronipponica su Mercurio). Il team giapponese
di RPWI (guidato dalla Tohoku University) ha progettato i sensori che
forniscono il sistema ad alta frequenza per le capacità di osservazione radio in
collaborazione con Svezia, Francia, Polonia e Austria
Lo strumento ha tre set di sensori distinti per queste misurazioni:
- Sonde di
Langmuir (LP-PWI) (Langmuir
Probes-Plasma Wave Investigation): Sono quattro sonde sferiche da 10 cm montate su quattro
bracci estensibili di 3 metri. Misurano il plasma freddo e l'intensità del
campo elettrico in tutte e tre le direzioni (vettore del campo elettrico a
3 assi) fino a frequenze di 1,6 MHz. Le misurazioni del campo elettrico
vettoriale in corrente continua (DC) da LP-PWI saranno le prime mai
realizzate a Giove.
- Strumento
per le onde radio (RWI):
È composto da un sistema di antenne tri-dipolo di 2,5 metri di lunghezza
punta-punta. Misura l'intensità delle onde radio provenienti da tre
direzioni (vettore delle onde radio a 3 assi) tra le frequenze di 0,08 e
45 MHz. RWI è montato sul braccio (lungo 10,6 metri) con SCM e J-MAG
(magnetometro). Le osservazioni radio ad alta frequenza con RWI
eseguiranno osservazioni remote uniche utilizzando i segnali radio e le
loro occultazioni e riflessioni.
- Magnetometro
a bobina di ricerca (SCM): Misura l'intensità del campo magnetico in tre direzioni (vettore del
campo magnetico a 3 assi) fino a frequenze di 20 kHz. È montato a 8,2
metri di distanza dal veicolo spaziale sul braccio del magnetometro JUICE.
RPWI è in grado di effettuare misurazioni tridimensionali (3D) dei campi
elettromagnetici. Questa
capacità consente di determinare grandezze fisiche reali, come energia e
quantità di moto, senza dover ricorrere a teorie o simulazioni per interpretare
i dati.
Gli obiettivi scientifici di RPWI includono:
- Determinare
le proprietà, la dinamica e lo stato elettricamente conduttore del plasma
freddo che origina dalla ionizzazione delle dense esosfere delle lune
galileiane ghiacciate e il suo effetto sulle superfici ghiacciate di
queste lune.
- Determinare
l'accoppiamento elettrodinamico tramite correnti elettriche, onde di
Alfvén, strutture di accelerazione elettrica e onde del plasma che
trasferiscono energia e quantità di moto tra diverse popolazioni di
particelle nella magnetosfera di Ganimede e nelle magnetosfere indotte di
Europa e Callisto, e il campo indotto che si accoppia ai loro oceani subsuperficiali
elettricamente conduttori.
- Determinare
lo stato e la dinamica della magnetosfera gioviana e come questa
magnetosfera variabile e rotante trasferisce energia e quantità di moto
agli ambienti spaziali intorno alle lune galileiane ghiacciate, con
particolare attenzione ai meccanismi dell'accoppiamento elettrodinamico in
questa interazione.
- Determinare
la posizione delle regioni di origine delle emissioni radio all'interno
del dominio gioviano e determinare le proprietà di tali emissioni, come la
polarizzazione, per caratterizzare le regioni di origine.
- Utilizzare un
supporto teorico strettamente integrato e sostanziale adattato per
migliorare la comprensione delle osservazioni RPWI in contesti specifici e
generici.
Inoltre, RPWI cercherà di:
- Monitorare le
sorgenti di emissioni radio dalle regioni aurorali di Ganimede e Giove, e
possibilmente anche dall'attività di fulmini nelle nubi di Giove.
- Cercare
pennacchi di scarico dalle crepe sulle lune ghiacciate, nonché polvere di
dimensioni micrometriche (µm, milionesimo di metro) e processi correlati
di interazione polvere-plasma-superficie che si verificano vicino alle
lune ghiacciate di Giove.
PRIDE, Planetary Radio
Interferometer & Doppler Experiment.
Figura
23 - PRIDE utilizzerà il sistema
di telecomunicazione standard della sonda JUICE e la tecnologia VLBI (Very Long
Baseline Interferometry) per effettuare misurazioni precise della posizione e
della velocità della sonda, al fine di studiare i campi gravitazionali di Giove
e delle sue lune ghiacciate(XXIII).
La sonda spaziale
JUICE è stata disimballata immediatamente dopo l’arrivo allo spazioporto
europeo nella Guyana francese per essere sottoposta ai controlli finali e al
rifornimento
Credit: ESA-CNES-Arianespace/Optique video du
CSG/S. Martin.
·
Principal Investigator:
L. Gurvits, Joint Institute for VLBI in Europe, Paesi Bassi.
·
Lead Funding Agency:
NWO and NSO, Paesi Bassi.
PRIDE (Planetary Radio Interferometry and Doppler Experiment) è un
esperimento che sfrutta la tecnica VLBI (Very Long Baseline Interferometry) o
interferometria a lunghissima base e il Doppler tracking per migliorare la
precisione della determinazione del vettore di stato del veicolo spaziale
JUICE.
PRIDE contribuisce al raggiungimento degli obiettivi scientifici di
JUICE in diversi modi:
- Migliorando
la conoscenza delle effemeridi delle lune galileiane: questo permetterà di studiare con
maggiore precisione la dinamica del sistema di Giove e le interazioni
gravitazionali tra le lune.
- Determinando
la posizione del veicolo spaziale in modo molto preciso rispetto al
sistema di riferimento celeste: questo è importante per la navigazione e per le osservazioni
scientifiche, e permette di ottenere dati di alta qualità per lo studio
della superficie, dell'atmosfera e della magnetosfera delle lune.
- Fornendo
dati di convalida per altri esperimenti: i dati di PRIDE possono essere utilizzati per verificare
l'accuratezza delle misure ottenute da altri strumenti a bordo di JUICE, e
per migliorare la modellizazione dei dati e della dinamica del sistema di
Giove.
- Condurre
esperimenti di occultazione radio: questo permetterà di studiare l'atmosfera, la ionosfera e gli anelli
di Giove e delle sue lune.
- Diagnosticare
il mezzo interplanetario: questo permetterà di studiare la turbolenza del plasma solare e il
suo impatto sulla propagazione del segnale radio tra la Terra e il veicolo
spaziale.
PRIDE utilizzerà una serie di software e hardware per condurre le sue
osservazioni e analizzare i dati.
Software:
- SDtracker
(Spacecraft Doppler tracking software): Questo software è stato sviluppato dal gruppo PRIDE per
l'elaborazione del segnale radio a banda stretta del veicolo spaziale.
SDtracker è composto da tre pacchetti open source: SWspec, SCtracker e
dPLL.
- SWspec (Software Spectrometer): SWspec calcola una serie temporale degli spettri di potenza del
segnale nell'intera banda disponibile, con una risoluzione spettrale
selezionabile da diversi kHz a sub-Hz. SWspec fornisce la rilevazione
iniziale e la stima dello spostamento Doppler e della sua variazione nel
tempo.
- SCtracker (Multi-tone Spacecraft Tracker): SCtracker utilizza i coefficienti
polinomiali di fase stimati in precedenza per compensare efficacemente lo
spostamento Doppler al primo grado di accuratezza. SCtracker esegue
l'arresto di fase iniziale eseguendo una rotazione di fase dell'intera
larghezza di banda registrata. La frequenza portante desiderata viene
selezionata per eseguire il filtraggio del segnale, per estrarre una
banda stretta attorno al portante, o multipli toni, con la larghezza di
banda selezionata e per rilevare la fase relativa del tono. SCtracker è
in grado di tracciare contemporaneamente il segnale portante del veicolo
spaziale, le sue sottoportanti e tutti i toni di telemetria.
- dPLL (Digital Phase Locked Loop): dPLL fornisce una rilevazione più precisa del segnale portante in
una banda ultrastretta e calcola le misure di frequenza topocentrica e la
fase residua rispetto all'orologio della stazione. Ripete i passaggi di
SWspec e SCtracker sulla banda stretta filtrata del segnale del veicolo
spaziale a una risoluzione spettrale molto più elevata.
- SFXC
(Software FX-kind Correlator): SFXC è il principale correlatori di elaborazione dati dell'EVN
(European VLBI Network) e sarà utilizzato per elaborare le osservazioni
PRIDE-JUICE. Questo processo consiste nel confrontare i tempi di arrivo
del segnale e gli spostamenti Doppler in diversi telescopi per allinearli
correttamente nello spazio di ritardo e di tasso di ritardo.
- AIPS
(Astronomical Image Processing System) e CASA (Common Astronomy Software
Applications): Questi
pacchetti software standard VLBI saranno utilizzati per la riduzione dei
dati post-correlazione.
- MakeKey: Questo script è utilizzato per calcolare
le coordinate del veicolo spaziale in base agli ultimi kernel SPICE JUICE,
forniti dal SOC (Science Operations Centre).
- pySched: Questo programma produce i file standard
che devono essere distribuiti ai diversi telescopi e correlatori per le
osservazioni e le operazioni VLBI.
Hardware:
- Rete
globale di radiotelescopi VLBI: La rete globale di radiotelescopi VLBI è la base per le osservazioni
PRIDE, compresi i telescopi che formano le reti EVN, VLBA, JVN, CVN, KVN,
EAVN, LBA e l'array dell'Università della Tasmania. Questi telescopi sono
sparsi in tutto il mondo e sono collegati tramite infrastrutture di
trasferimento dati e centri di elaborazione dati.
- Correlatori: I dati raccolti dai radiotelescopi
vengono elaborati in un cluster di elaborazione di correlazione chiamato
correlatori.
- Standard
di frequenza stabili:
Tutti i telescopi VLBI sono equipaggiati con standard di frequenza
altamente stabili, tipicamente oscillatori a maser di idrogeno.
- Ricevitori: La maggior parte dei telescopi VLBI sono
dotati di ricevitori in grado di osservare alla frequenza nominale PRIDE
di 8,4 GHz (banda X di comunicazione in downlink). Alcuni telescopi sono
anche in grado di osservare nella banda Ka (32 GHz).
- Hardware
di elaborazione dati:
L'elaborazione dei dati VLBI, inclusa la fase post-correlazione, richiede
hardware simile ad altre applicazioni VLBI. Le nuove tecnologie, come le
GPU (Graphic Processing Units), stanno spingendo l'industria verso cluster
GPU dedicati che sono più efficienti nella correlazione.
Trivia.
PRIDE integrerà due
missioni: JUICE (Jupiter Icy Moons Explorer) e Europa Clipper,
|
PRIDE offre opportunità uniche per la determinazione
delle efemeridi dei satelliti galileiani, ma presenta anche delle sfide.
- Opportunità:
- Precisione migliorata: PRIDE può fornire misurazioni della
posizione laterale del veicolo spaziale con una precisione di 100-10 μas
(RMS 1σ) su tempi di integrazione da 60 a 1000 s. Questa precisione può
migliorare la determinazione delle efemeridi dei satelliti galileiani, specialmente
per Callisto, per il quale sono previsti molti flyby.
- Misurazioni multi-veicolo spaziale: La presenza simultanea di JUICE ed Europa Clipper nel sistema gioviano
offre la possibilità di effettuare misurazioni VLBI in-beam
multi-veicolo. Questo può migliorare la precisione delle misurazioni e
fornire vincoli critici sulla posizione relativa dei satelliti
galileiani.
- Complementarità con altri metodi: Le misurazioni PRIDE possono essere integrate con i dati di altri
strumenti, come i dati di radio scienza a due vie (circolo chiuso) da
3GM, per migliorare la determinazione del vettore dello stato del veicolo
spaziale e delle efemeridi dei satelliti.
- Validazione
dei risultati: I dati
PRIDE possono essere utilizzati per validare le soluzioni di efemeridi
ottenute da altri metodi di osservazione. Questo è importante per
identificare potenziali errori nei modelli dinamici e migliorare la
qualità complessiva delle efemeridi.
- Sfide:
- Coppia dinamica: Il forte accoppiamento dinamico tra Io,
Europa e Ganimede, indotto dalle risonanze di Laplace tra queste lune,
rappresenta una sfida per la stima delle efemeridi. I dati di PRIDE
dovranno essere combinati con altri tipi di dati, come i dati di radio
scienza, per ottenere una soluzione bilanciata e sfruttare appieno la
precisione dei dati di tracciamento di JUICE.
- Densificazione del catalogo: La densità dei calibratori nella rete ICRF3 (International Celestial
Reference Frame) è insufficiente per fornire calibratori sufficientemente
vicini lungo la traiettoria del veicolo spaziale. Sono necessari
esperimenti VLBI astrometrici dedicati per identificare nuovi calibratori
più vicini.
- Integrazione
degli strumenti: È
necessario integrare gli strumenti esistenti per l'analisi dei dati PRIDE
con altri strumenti utilizzati per l'analisi delle efemeridi dei
satelliti galileiani. Questo può richiedere la creazione di interfacce
tra software diversi, come NOE e Tudat.
Confronto con altri metodi di osservazione:
- Radio scienza: PRIDE è complementare alla radio scienza,
che fornisce misurazioni di distanza e velocità radiale. Le misurazioni
PRIDE possono migliorare la precisione della determinazione delle
efemeridi dei satelliti fornendo informazioni sulla posizione laterale del
veicolo spaziale.
- Astrometria
ottica: Le misurazioni
PRIDE possono essere combinate con dati di astrometria ottica, come quelli
ottenuti dalla telecamera JANUS su JUICE, per migliorare la qualità delle
efemeridi dei satelliti.
- Satellite
laser ranging: I dati
PRIDE possono essere utilizzati per validare le soluzioni di efemeridi
ottenute da altri metodi, come il satellite laser ranging. Questo è simile
al ruolo che il satellite laser ranging svolge nella determinazione
dell'orbita dei veicoli spaziali GRACE.
In definitiva, PRIDE offre opportunità
uniche per migliorare la determinazione delle efemeridi dei satelliti
galileiani, ma affronta anche diverse sfide. Il successo dell'esperimento
PRIDE dipenderà dalla capacità di integrare i dati PRIDE con altri metodi di
osservazione e di affrontare le sfide poste dall'accoppiamento dinamico delle
lune.
Le sfide ingegneristiche.
Figura 24 – Carico scientifico di
JUICE.
Credit: ESA (acknowledgement: work performed by
ATG under contract to ESA)
La missione JUICE dovrà
affrontare diverse sfide ingegneristiche per raggiungere Giove e i suoi
satelliti.
- Radiazione: L'ambiente di radiazione intorno
a Giove è molto intenso. JUICE deve essere progettato per resistere a
questa radiazione, che potrebbe danneggiare i sistemi elettronici. Per
mitigare questo problema, la navicella spaziale sarà dotata di uno scudo
di piombo, che proteggerà i sistemi elettronici. Inoltre, JUICE ha subito
test con il fascio di elettroni ad alta energia della struttura VESPER del
CERN, che simula le condizioni nel campo magnetico di Giove.
- Energia: Giove si trova a grande distanza
dal Sole, quindi la navicella spaziale avrà difficoltà a raccogliere
abbastanza energia solare. JUICE è dotata di pannelli solari di grandi
dimensioni, i più grandi mai utilizzati per una missione interplanetaria,
per generare abbastanza potenza per alimentare i suoi sistemi. Questi
pannelli solari devono essere resistenti alle temperature estreme a cui
saranno esposti durante il viaggio.
- Temperatura: JUICE dovrà operare in un
ambiente estremamente freddo, con temperature sotto -200 °C. La navicella
spaziale è stata progettata per resistere a queste temperature e per
mantenere una temperatura interna adeguata per il corretto funzionamento
dei sistemi. Per questo, la navicella spaziale è dotata di un sistema di
controllo termico, che comprende un sistema di isolamento multistrato
(MLI) per limitare la perdita di calore. JUICE ha anche subito test in un
ambiente spaziale simulato in cio è stata esposta a temperature estreme.
- Propulsione: JUICE dovrà eseguire molte
manovre, tra cui inserzioni orbitali e flyby di gravità. Questo richiederà
una grande quantità di propellente, il che significa che la navicella
spaziale dovrà essere dotata di serbatoi di grandi dimensioni; inoltre,
dovrà essere in grado di eseguire manovre precise per raggiungere i
satelliti di Giove. Per questo è stata dotata di un sistema di propulsione
ad alta precisione.
- Comunicazione: Giove si trova a grande
distanza dalla Terra, quindi la comunicazione tra la navicella spaziale e
la Terra sarà una sfida. Per ovviare a questo problema è stata dotata di
un'antenna ad alto guadagno per la ricetrasmissione dei dati da e verso la
Terra. Inoltre JUICE dovrà essere in grado di operare in modo autonomo per
periodi prolungati infatti il ritardo delle comunicazioni dovuto alla
distanza luce dalla Terra non permetterà agli operatori di eseguire
manovre in tempo reale.
- Sicurezza planetaria: JUICE è stata
progettata e costruita in modo da non contaminare i satelliti di Giove i
quali sono ritenuti potenzialmente abitabili, quindi è fondamentale
evitare di introdurvi microrganismi terrestri che potrebbero compromettere
eventuali forme di vita extraterrestri indigene. La missione JUICE avrà
bisogno di mantenere un carico biologico sufficientemente basso per
soddisfare i requisiti di protezione planetaria e questo costringe alla
scelta di una soglia di compromesso perché una procedura di sterilizzazione
totale distruggerebbe anche l’elettronica di bordo.
Le fonti forniscono informazioni dettagliate sul sistema di
propulsione del veicolo spaziale JUICE.
- JUICE avrà un motore principale bipropellente
e un set di 10 propulsori.
- I 2 serbatoi principali sono stati sviluppati
per EuroStar Neo, una nuova generazione di piattaforme dell’ESA per
satelliti geostazionari. JUICE sarà la prima missione spaziale a
utilizzarli.
- Oltre ai due grandi serbatoi per ossidante e
carburante, saranno installati tre serbatoi più piccoli, ciascuno riempito
di elio pressurizzato, insieme a tutta la necessaria tubazione.
- JUICE
avrà un motore principale da 400 Newton che sarà utilizzato per le
grandi manovre orbitali e otto propulsori da 22 Newton per manovre più
piccole, oltre a un sistema di backup, e 12 propulsori da 10 Newton per il
controllo dell'assetto.
Energia (PVA).
Ogni missione spaziale necessita
di essere alimentata, che sia un satellite per le telecomunicazioni o un rover
che deve perlustrare un altro pianeta non vi è differenza alcune. Ciò che
cambia è il modo in cui questa energia viene raccolta, generata, immagazzinata
e distribuita. La tecnologia utilizzata per la generazione in questa missione
son i pannelli fotovoltaici (PVA, photovoltaic Array). Juice monta 85
di pannelli a
forma di croce con una struttura a nido d’ape rinforzata da fibre di carbonio
per un totale di 2536 celle solari. Quelli pannelli hanno rappresentato una
sfida, soprattutto, per via l'ambiente estremo di Giove, caratterizzato da alti
livelli di radiazione, temperature criogeniche e bassa intensità solare.
Vediamo quali son state le maggiori sfide e come sono state affrontate(LVIII-LIX):
- Radiazione: Le orbite di Europa e Ganimede
si trovano all'interno delle intense fasce di radiazione di Giove. I
pannelli solari sono stati progettati per resistere a dosi di radiazione
molto elevate. I test di radiazione sono stati condotti su tutti i
materiali non metallici, inclusi gli adesivi per i pannelli a nido d'ape.
Gli array solari di JUICE e Europa Clipper utilizzano celle solari Azur
3G28, che sono state ampiamente caratterizzate per la loro resistenza alle
radiazioni. Le celle solari 3G28 sono state sottoposte a test di
radiazione elettronica e protonica a basse temperature (-150°C). I
risultati dei test hanno dimostrato che le celle solari 3G28 mantengono
una buona efficienza anche dopo l'esposizione a dosi di radiazione
elevate.
- Cicli termici criogenici: Le missione JUICE,
come anche Europa Clippe,r sperimenterà cicli termici estremi, con
temperature che variano da -237°C durante le eclissi di Giove a
temperature più elevate durante i passaggi in prossimità del sole. I
pannelli solari sono stati progettati per resistere a questi cicli termici
estremi. Per fare questo sono stati condotti test di cicli termici
criogenici che hanno dimostrato che i pannelli solari possono resistere a
un numero elevato di cicli termici senza subire danni strutturali.
- Bassa intensità solare: La distanza dal sole
(5.46-5.03 AU) comporta una bassa intensità solare (3,3-3,7% AM0). Le
celle solari sono state progettate per funzionare in modo efficiente in
queste condizioni. Sono state adottate soluzioni tecnologiche specifiche
per ottimizzare le prestazioni delle celle solari a bassa intensità, come
un design grid-finger ottimizzato e uno spessore della cella di 100 µm per
ridurre l'impatto sulla massa.
- Carico strutturale: Nel caso di JUICE il
carico strutturale è dovuto (anche) all'impulso dei motori e sarà maggiore
durante i gravity assist. I pannelli solari di JUICE sono stati progettati
per resistere a un momento di flessione di 400 Nm alla base.
- Firma magnetica: Le missioni JUICE ed Europa
Clipper richiedono una firma magnetica estremamente bassa. L'array solare
è una delle principali fonti di emissione magnetica per cui solari sono
stati progettati per ridurla al minimo. Sono stati adottati una serie di
accorgimenti come il cablaggio posteriore delle stringhe per ridurre il
momento magnetico, la configurazione delle stringhe antiparallele per
compensare il momento reciproco, l'utilizzo di cablaggi di circuito
intrecciati e l'utilizzo di interconnessioni e barre collettrici non
magnetiche.
- Sicurezza elettrica: Per garantire la
sicurezza elettrica, i pannelli solari sono dotati di un sistema di messa
a terra che è stato progettato per proteggere i pannelli stessi dai danni
causati dalle scariche elettrostatiche. I pannelli solari utilizzano una
rete di messa a terra del vetro di copertura e un Kapton nero sul lato
posteriore del pannello per scaricare le cariche elettrostatiche.
o
Rete di messa a terra del vetro
di copertura: La rete di messa a terra del vetro di copertura
è progettata per scaricare le cariche elettrostatiche accumulate sul vetro di
copertura. Questa rete è realizzata con un rivestimento di ossido di indio
stagno (ITO) sul vetro di copertura.
o
Scudo di terra altamente
conduttivo: Il bordo del pannello è rivestito con uno scudo
di terra altamente conduttivo per ridurre le interferenze elettromagnetiche
(EMI).
o
Conduttore di terra di rame: Il conduttore di terra di rame è usato come rete di messa a terra per i
pannelli solari. È disponibile come soluzione di base e come soluzione di
backup, insieme a piastre d'argento e CV15003.
Comunicazioni, MGANA & HDA
Figura 25 – L’antenna ad alto guadagno
(HGA) di JUICE
Credit: Thales
Alenia Space
Un o degli apparati delle sonde spaziali di cui di parla di meno è quello
dedicato alle comunicazioni. Probabilmente questo è dovuto al fatto che produce
e sfrutta scienza meno appariscente e quindi con un minore appeal sul pubblico
generalista ma nonostante questo le comunicazioni sono basilari perché è
tramite esse, banalmente, che riceviamo dati scientifici e inviamo i comandi.
Di seguito alcune dele caratteristiche più interessanti delle due antenne
montate su JUICE(LX-LXI):
MGAMA (Medium Gain Antenna Major Assembly): L'antenna a medio guadagno (MGAMA) è stata
progettata da Sener Aerospace and Defence come sottosistema per la missione
JUICE. Questa antenna è una struttura orientabile su due assi con un guadagno
medio, che fornisce le comunicazioni principali di uplink e downlink tra la
navicella JUICE e la Terra, inviando informazioni e ricevendo comandi dal
centro di controllo. L'antenna MGAMA è composta da un riflettore principale, un
riflettore secondario, un'alimentazione, un albero o braccio, giunti rotanti,
un meccanismo di puntamento, elettronica di controllo e tutti i cavi di
interconnessione, tra gli altri componenti.
HGA (High Gain Antenna):
L'antenna ad alta guadagno (HGA) è stata progettata e realizzata da Thales
Alenia Space. Questa antenna ha un diametro di 2,54 metri ed è progettata per
operare nelle bande X e Ka. L'HGA sarà utilizzata per trasmettere i dati sulla
Terra e per l'esperimento di radio-scienza. È stata progettata per resistere
alle sollecitazioni del lancio, alle significative variazioni di temperatura,
alle radiazioni ionizzanti, ai raggi ultravioletti e ai forti campi magnetici
attorno a Giove e alle sue lune. Sebbene sia MGAMA che HGA siano fondamentali
per la missione JUICE, svolgono ruoli distinti. MGAMA è l'antenna principale
per le comunicazioni tra la navicella spaziale e la Terra, mentre HGA fornisce
un guadagno più elevato e viene utilizzata per la radio-scienza.
- Componenti
principali dell'MGAMA:
L'antenna a medio guadagno è composta dai seguenti componenti principali:
- ARA (Antenna Reflector Assembly): L'ARA include il riflettore principale (MREF), il sotto-riflettore
(SREF) montato su un assemblaggio di travi a treppiede termicamente
stabile e il telaio strutturale (telaio ARA) che supporta tutti questi
elementi. Il telaio ARA supporta inoltre l'assemblaggio
dell'alimentazione.
- Braccio e guide d'onda RF (radiofrequenza): L'assemblaggio unisce l'ARA con l'APM,
composto dalle sezioni della guida d'onda che collegano l'alimentazione
con il giunto rotante di elevazione APM. Supporta anche la protezione
termica. Un MLI (Multilayer Insulation Blankets) protegge il braccio
dalle radiazioni solari.
- Meccanismi di bloccaggio e rilascio (HDRM): Forniscono punti di attacco per l'MGA in
configurazione stivata/lancio alla struttura della navicella spaziale. Il
sistema di rilascio è un NEA e un bullone precaricato tra due fermi.
Entrambi i fermi di ciascun HDRM sono precaricati contro gli accessori
del braccio e contemporaneamente, gli accessori di ciascun braccio sono
anche precaricati tra loro a causa del precarico del fermo HDRM. Ci sono
due superfici sferiche in ogni contatto tra i fermi e gli accessori e tra
gli accessori adiacenti.
- Meccanismo di puntamento dell'antenna (APM): È collegato alla struttura della
navicella spaziale e consiste in un elettromeccanismo a due assi che
fornisce i necessari 2 gradi di libertà (azimut ed elevazione) e la
capacità orientabile dell'elemento radiante MGA, al fine di mantenere
l'MGA puntato verso la Terra sotto gli atteggiamenti operativi della
navicella spaziale richiesti per il download dei dati scientifici. L'APM
fornisce anche la capacità di misurazione della posizione angolare in
entrambi gli assi di rotazione di azimut ed elevazione. L'asse di azimut
è azionato dal motore GearHead (GHM) ingranato con una staffa L rotante
che supporta l'attuatore di elevazione. L'uscita della staffa di uscita
di elevazione è collegata al braccio MGAMA. Sia l'azimut che l'elevazione
GHM sono basati su motori passo-passo (stepper motors) con
riduttori planetari ingranati alle corrispondenti staffe di uscita. Un
giunto rotante a doppio asse X-band integrato (MGA-RJA) instrada
l'energia RF attraverso l'APM in entrambe le direzioni TX e RX.
- Elettronica del meccanismo di puntamento dell'antenna (APME): Fornisce la funzionalità di controllo
dell'APM, ricevendo i comandi di movimento ordinati dal computer di bordo
della navicella spaziale. Include gli algoritmi di controllo per seguire
i profili di movimento richiesti e restituisce la telemetria necessaria
contenente le informazioni sullo stato e sulla salute di MGA.
- Cablaggio
che collega l'APM all'APME.
- Caratteristiche
principali dell'MGAMA:
- Progettato per funzionare in condizioni termo-meccaniche estreme: L'antenna a medio guadagno trasmetterà
durante la fase della missione verso le lune ghiacciate di Giove,
operando sia in un ambiente mercuriano (temperature superiori a 250 °C)
che in Gioviano, a 5 unità astronomiche e temperature di -210 °C.
- Doppia antenna: opera in banda X e Ka: L'antenna opererà nella banda X per la
trasmissione di dati telemetrici con un guadagno di 39,80 dBi in uplink e
39,25 dBi in downlink. Nella banda X avrà un guadagno di 30,68 dBi in
uplink e 28,68 dBi in downlink.
- Riflettore principale di 0,5 m di diametro e 0,7 mm di spessore.
- L'unità a guadagno medio eseguirà l'esperimento di radio-scienza
(RSE) con una stabilità di fase di
(deviazione di Allan) in 1000 secondi.
- L'errore di puntamento massimo in 1000 secondi è di 95 secondi d'arco
con una precisione uguale o superiore a 0,02°.
Tributo a Galileo Galilei.
Figura 26 - Tre pagine del “Sidereus
Nuncius” di Galileo sono incise su uno strato di isolante di Juice. Questo è un
tributo allo scopritore delle lune Gioviane.
Credit: Maarten
Roos-Serote (Lightcurve Films, Portugal).
Figura 27 – Dettaglio della dedica a
Galileo incisa nella coperta termica di JUICE.
Credit: ESA/M.Pedoussaut.
Dulcis in fundo.
"I wanted to portray and give a human image of the
Earth, Jupiter and each satellite. Each of the satellites of Jupiter has its
own character. Europa peeks out from behind Jupiter, Ganymede looks surprised
and Callisto sleep. My picture show that Earth and Jupiter are friends and
want to play together. Earth gives Jupiter a toy of satellite, and he become
friends and play. My planets have human faces, because space has a soul and a
character."
|
"Volevo ritrarre e dare un'immagine umana
della Terra, di Giove e di ogni satellite. Ognuno dei satelliti di Giove ha
il suo carattere. Europa sbircia da dietro Giove, Ganimede sembra sorpreso e
Callisto dorme. La mia immagine mostra che la Terra e Giove sono amici e
vogliono giocare insieme. La Terra dà a Giove un giocattolo di satellite, e
lui diventa amico e gioca. I miei pianeti hanno volti umani, perché lo spazio
ha un'anima e un carattere."
|
Figure 28 - Queste
sono le parole di Yaryna, una bambina ucraina di 10 anni che ha realizzato
questo disegna quando ne aveva 8. il suo disegno è stato rappresentato sul
lanciatore Arianne 5 che ha lanciato JUICE(LXII).
Credit: Yaryna.
L'occasione era quella del
concorso "JUICE up your rocket!", un'iniziativa lanciata dall'ESA per
coinvolgere i bambini di tutto il mondo nella missione JUICE (JUpiter ICy moons
Explorer). I partecipanti hanno inviato opere d'arte che rappresentassero la
missione JUICE, Giove, le sue lune ghiacciate e il veicolo spaziale.
L'obiettivo del concorso era
quello di catturare lo spirito di esplorazione spaziale e di coinvolgere i
bambini in un viaggio scientifico verso Giove.
Sono stati ricevuti oltre 2.600
disegni da bambini di 63 paesi. Una giuria ha selezionato 12 finalisti le cui
opere d'arte sono state presentate nel calendario "JUICE & children of
the world". **Il vincitore del concorso è stato Yaryna, un'ucraina di 8
anni, la cui opera d'arte è stata scelta per apparire sul razzo Ariane 5 che
lancerà il veicolo spaziale e sulla copertina del calendario.**
Tra i finalisti c'erano bambini
provenienti da diversi paesi, tra cui Italia, Sri Lanka, Spagna, Germania,
Slovacchia, Svizzera, Estonia, Ungheria, Israele, El Salvador, Francia e Regno
Unito. L'opera d'arte di Zsombor (11 anni), proveniente dalla Slovacchia, ha
ricevuto una menzione d'onore e sarà presentata sul retro del calendario.
Fonti:
I.
https://sci.esa.int/s/AlLxLXA (EJSM-Laplace assessment study
report (Yellow Book)
II.
https://sci.esa.int/web/cosmic-vision/display-page-display-page-default/-/asset_publisher/34381/content/41395-cosmic-vision-2015-2025 (Cosmic Vision 2015-2025)
III.
https://www.esa.int/Science_Exploration/Space_Science/ESA_s_Cosmic_Vision (ESA's Cosmic Vision)
IV.
https://www.esa.int/ESA_Multimedia/Sets/The_making_of_JUICE/(result_type)/videos (The making of Juice: the film)
V.
https://www.esa.int/ESA_Multimedia/Sets/The_making_of_JUICE/(result_type)/videos
VI.
https://photojournal.jpl.nasa.gov/catalog/PIA01299
VII.
https://astrobiology.nasa.gov/missions/juice/
VIII.
https://sci.esa.int/s/WmQVRlW (Jupiter Europa Orbiter concept)
IX.
https://sci.esa.int/web/ejsm-laplace/-/42292-science-with-ejsm-laplace (sience with EJSM-Laplace)
X.
https://sci.esa.int/s/WLGQgxw (ESA's
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XI.
https://sci.esa.int/web/ejsm-laplace/-/48353-timeline-for-ejsm-laplace-mission (Timeline for EJSM-Laplace mission)
XII.
https://nssdc.gsfc.nasa.gov/planetary/factsheet/joviansatfact.html (Jovian Satellite Fact Sheet)
XIII.
https://nssdc.gsfc.nasa.gov/planetary/factsheet/galileanfact_table.html (Solar System Small Worlds Fact
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XIV.
https://science.nasa.gov/jupiter/moons/io/facts/
(Io: Facts)
XV.
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(Europa: Facts)
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Xi
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