Phobos, Omae wa mō shinde iru [43]
“Qui chi non terrorizza si ammala di
terrore” [1]
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Figura 1: Animazione di Phobos. Credit (NASA) via INAF Brera.[11] |
Figura 2: L'immagine di Phobos a più alta risoluzione mai ripresa. Lo strumento utilizzato è HiRISE a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter (MRO). Prodotta da: University of Arizona/HiRISE-LPL. Credit: NASA/JPL-altech/University of Arizona [10] |
Il mito all’origine del nome.
Phobos è la maggiore e più
interna delle due lune di Marte, la quarta biglia del sistema solare, quella
rossa. Prende il nome da uno dei figli del dio greco della guerra Ares (che
nella mitologia romana divenne Marte) e di Afrodite, dea della bellezza. Il suo
nome significa paura ed è fratello di Deimos (terrore). In realtà la mitologia
che lo riguarda è piuttosto scarna. Di lui e del fratello si ricorda
soprattutto la citazione dal libro XV dell’Iliade: “[…] e alla Fuga
impose e allo Spavento D’aggiogargli i destrieri; e di fiammanti Armi egli
stesso si vestiva”. [12]
I nomi di queste due lune furono proposti da Asaph Hall
sotto consiglio di Henry George Madan. Queste sono le parole di Hall:
“Of the various names that have been proposed for these
satellites, I have chosen those suggested by Mr Madan of Eton,
England, viz: Deimos
for the outer satellite; Phobos
for the inner satellite. These are generally
the names of the horses that draw the chariot of Mars; but in the lines
referred to they are personified by Homer, and mean the attendants, or sons
of Mars {the god of war}. These lines occur in the Fifteenth Book of the
Iliad, where Ares is preparing to descend to the earth to avenge the death of
his son.” [37] |
“Tra i vari nomi che sono stati proposti per questi satelliti, ho
scelto quelli suggeriti dal signor Madan di Eton, Inghilterra, vale a
dire: Deimos per il satellite esterno; Phobos per il satellite interno. Questi sono generalmente i nomi dei cavalli che trainano il carro di
Marte; ma nei versi a cui si fa riferimento sono personificati da Omero e
significano gli attendenti, o figli di Marte {il dio della guerra}. Questi
versi ricorrono nel quindicesimo libro dell'Iliade, dove Ares si prepara a
scendere sulla terra per vendicare la morte di suo figlio. [37] |
La scoperta.
A differenza di Marte che è conosciuto da tempo immemore, Phobos è noto solo da un secolo e mezzo. L’anno è il 1877 e lo scopritore è il già citato astronomo Asaph Hall. [4] La decisione di effettuare le osservazioni fu presa nella primavera di quello stesso anno e le ragioni di questa scelta sono spiegate dallo stesso autore nel documento in cui espone la scoperta.
Queste le sue parole:
“The question whether Mars had a satellite or
not, although at times occurring to me, I did not seriously consider until
the spring of 1877. At that time several things had happened that brought
this question prominently before me, Perhaps the principal of these was the
discovery, in December 1876, of a white spot on the ball of Saturn, which
gave me the means of determining the time of rotation of that planet, and
taught me how untrustworthy may be the statements of the text books; this had
made me ready to doubt the phrase one reads so often, “Mars has no
Moon.” Again, the favourable opposition of Mars in 1877 naturally attracted
my attention” |
“Anche se a
volte mi veniva in mente, non presi seriamente in considerazione la questione
se Marte avesse o meno un satellite fino alla primavera del 1877. A quel
tempo erano accadute diverse cose che mi portarono a confrontarmi con questa
domanda. Forse la principale di queste era la scoperta, nel dicembre 1876, di
una macchia bianca sul disco di Saturno la quale mi diede i mezzi per
determinare il tempo di rotazione di quel pianeta e mi insegnò quanto possano
essere inaffidabili le affermazioni dei libri di testo; questo mi aveva reso
pronto a dubitare della frase che si legge così spesso: "Marte non ha lune".
Ancora una volta, l'opposizione favorevole di Marte nel 1877 attirò
naturalmente la mia attenzione” |
Prosegue l’autore:
“The search was begun early in August, as soon as the
geocentric motion of the planet made the detection of a satellite easy. At
first my attention was directed to faint objects at some distance from Mars;
but all these proving to be fixed stars, I began to examine the region close
to the planet, and within the glare of light that surrounded it. This was
done by keeping the planet just outside the field of view, and turning the
eye-piece so as to pass completely around the planet. While making this
examination on the night of August 11, I found a faint object on the
following side and a little north of the planet, but had barely time to
secure an observation of its position when fog from the Potomac River stopped
the work. Cloudy weather intervened for several days. The search was resumed
on August 15; but a thunderstorm in the early part of the night had put the
atmosphere in a very bad condition, and Mars was so blazing and
unsteady that nothing could be seen of the object, which we now know was at
that time so near the planet as to be invisible. On August 16 the object was
found again on the following side of the planet, and the observations of that
night showed that it was moving with the planet. On August 17, while waiting
and watching for the outer satellite, the inner one was discovered. The
observations made on the 17th and 18th put beyond doubt the character of
these object, and their discover was publicly announced by Admiral Rodgers on
the 18th. For several days the inner moon was a puzzle. It would appear on
different sides of the planet in the same night, and at first I thought there
were two or three inner moons, since it seemed very improbable to me, at that
time, that a satellite should revolve around its primary in less time than
that in which the primary rotates. To settle this point I watched this moon
throughout ‘the nights of August 20 and 21, and saw that there was, in fact,
but one inner moon, which made its revolution around the primary in less than
one-third the time of the primary’s rotation, a case unique in our solar
system.” |
“La ricerca è iniziata i primi di agosto, non appena il movimento
geocentrico del pianeta ha reso facile l'individuazione di un satellite.
Dapprima la mia attenzione fu rivolta ad oggetti deboli ad una certa distanza
da Marte ma questi risultarono essere tutti stelle fisse, poi cominciai a
esaminare la regione vicina al pianeta ed entro il bagliore di luce che lo
circondava. Ciò è stato fatto mantenendo il pianeta appena fuori dal campo
visivo e ruotando l'oculare in modo da fare un giro completo attorno al
pianeta. Facendo questo esame la notte dell'11 agosto trovai un debole
oggetto sul lato a seguire e un po' a nord del pianeta ma ebbi appena il
tempo di assicurarmi un'osservazione della sua posizione quando la nebbia del
fiume Potomac interruppe il lavoro. Poi fu nuvoloso per diversi giorni. La
ricerca è ripresa il 15 agosto; ma un temporale nella prima parte della notte
aveva rovinato la visibilità atmosferica, e Marte era così brillante e
instabile che non si poteva vedere nulla dell'oggetto, che ora sappiamo
essere in quel momento così vicino al pianeta da essere invisibile. Il 16
agosto l'oggetto fu ritrovato sul lato del pianeta a seguire, e le
osservazioni di quella notte mostrarono che si muoveva con il pianeta. Il 17
agosto, mentre aspettavamo e osservavamo il satellite esterno, fu scoperto
quello interno. Le osservazioni fatte il 17 e il 18 misero fuor di dubbio il
carattere di questi oggetti, e la loro scoperta fu annunciata pubblicamente
dall'ammiraglio Rodgers il 18. Per diversi giorni la luna interna rimase un
enigma. Appariva su diverse parti del pianeta nella stessa notte, e in un
primo momento pensai che ci fossero due o tre lune interne, poiché in quel
momento mi sembrava molto improbabile che un satellite potesse orbitare attorno
alla suo primario in meno tempo rispetto a quello in cui ruota il primario
stesso. Per chiarire questo punto osservai questa luna durante le notti del
20 e 21 agosto e vidi che in realtà c'era solo una luna interna che faceva la
sua rivoluzione attorno al primario in meno di un terzo del tempo della rotazione
del primario stesso, un caso unico nel nostro sistema solare.” |
Il poter apprendere di una scoperta dale parole del suo fautore è un valore aggiunto. In più si può notare come le descrizioni scientifiche più datate hanno un che di romanzato che oggi un po' si è perso. Alcune pubblicazioni moderne hanno una parte discorsiva di alto livello e accessibile anche a un pubblico di non specialisti ma questo non, purtroppo, è la norma.
Trivia.
Ø Phobos fu scoperto la mattina,
poco dopo le 09:00 Greenwich Mean Time (GMT) del 18 Agosto
1877 presso lo United States Naval Observatory (USNO) in
Washington D.C. ovvero le 04:00 del 17 Agosto contando le ore come si faceva prima
della convenzione astronomica del 1925 [5] e cioè con la giornata che
iniziava a mezzogiorno. La traduzione in datazione moderna è quindi alle 16:00 del
18 Agosto. Lo Universal Time (UT) [6; 7; 8] chiamato anche tempo Zulu (Z), era precedentemente
chiamato Greenwich Mean Time, GMT. Si basa sull'immaginario
"Sole medio", per calcolare la media degli effetti sulla lunghezza
del giorno solare causati dall'orbita leggermente non circolare della Terra
attorno al Sole. L'UT non viene aggiornato con i secondi intercalari come
l'UTC. Anche il suo punto di riferimento è Greenwich, in Inghilterra:
quando è mezzogiorno sul primo meridiano, è mezzogiorno (12:00:00) UT.
Ø Formalmente le due lune sono
chiamate Marte I e Marte II.
Ø Un altro aneddoto curioso
riguarda un libro scritto nel 1726 da Jonathon Swift e intitolato “Gulliver's
Travels” (I viaggi di Gulliver in italiano). In questo libro, che
precede la scoperta delle lune marziane di un 150 anni, l’autore fa scoprire
agli abitanti di Laputa due lune orbitanti attorno al pianeta rosso. [38] La particolarità sta nel fatto
che le orbite hanno diametri paragonabili a quelli effettivi oggi noti. La
ragione di ciò ha però una ragione storica. Stando a una speculazione di
Keplero esisteva una sequenza numerica che descriveva il numero di lune dei
pianeti allora noti. La distanza delle lune marziane letterarie espressa in
raggi del primario rispettava quasi perfettamente quella reale delle due lune
più interne di Giove, Io ed Europa.
I.
Mercurio: nessuna luna.
II.
Venere: nessuna luna.
III.
Terra: 1 luna.
IV.
Marte: 2 lune (ipotizzate).
V.
Il pianeta mancante: 3 lune.
VI.
Giove: 4 lune (le medicee o galileiane; 1610 E.V.).
VII.
Saturno: 5 lune (1655-1671).
Le prime ipotesi.
Le peculiarità dell’orbita di
Phobos portarono alla formulazione di alcune “fantasiose” ipotesi. Fra queste è
degna di nota per la sua “stravaganza” quella della luna cava. [16] Padre di questa idea
è stato l’astrofisico russo Iosif Samuilovich Shklovsky (nel testo che segue troverete diverse traslitterazioni di
questo nome. Per ragioni di fedeltà storica nei documenti che riporterò
testualmente non ho voluto apportare modifiche ma la traslitterazione
oggigiorno accettata come corretta è questa) che trovò in essa la
migliore spiegazione per le peculiarità dell’orbita della luna come erano note
al suo tempo. Oggi sappiamo che questa luna è probabilmente un corpo secondario
[13] cioè un aggregato di
ciò che rimane dopo la distruzione di un altro corpo, o rubble pile in
inglese. Questa tesi non era però campata per aria ma trovava ragione nelle
sopracitate peculiarità dell’orbita di Phobos e in particolare nella sua
accelerazione secolare e nella misura di quanto questa stava decadendo. Fu
anche ipotizzato che questo oggetto cavo dovesse essere di origine artificiale,
magari frutto di una tecnologia marziana e che quindi la biglia rossa dovesse
essere abitata da creature intelligenti e tecnologicamente avanzate. Ci si
interrogò anche sul perché non si riuscisse a captare alcun segnale di questa
presunta civiltà e se essa avesse, invece, già intercettato la nstra. Marte ha
da sempre ispirato, per una ragione o per un’altra questo genere di congetture.
Si ricordi ad esempio il curioso caso dell’errata traduzione ad opera degli
inglesi di “canale”, inteso come naturale, in canal invece che channel
laddove il primo implica l’artificialità dell’opera mentre il secondo no. [18]
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Figura 4: I canali marziani disegnati da Schiaparelli stesso nel 1877. |
Trivia:
Nonostante questo lavoro sia
stato confutato poco dopo, Shklovsky non va sottovalutato. Fu un ricercatore
fecondo e attivo in tanti settori che spaziavano dalla corona solare alla
radioastronomia passando per i sistemi binari di pulsar e l’emissione di
sincrotrone delle stelle di neutroni. In molti di questi campi trovò o una
soluzione per problemi aperti o un modo per arrivarvi. Soprattutto i suoi
lavori in radioastronomia, uniti alla sua passione, favorirono la diffusione di
idee e progetti finalizzati alla ricerca di vita extraterrestre intelligente. Non
per niente in seno all’URSS fu il più grande ispiratore del progetto SETI ed è
da lui che l’enormemente più noto Carl Sagan trasse ispirazione. Un collega di Shklovsky disse di lui: “50
percent of Shklovskii’s ideas are brilliant, but no one can tell which 50
percent they are”. [19;
20]
Queste parole della
prefazione di Intelligent life in the universe trasmettono tanto
della dedizione e dello spirito che sono propri di chi, prima di tutto per
passione, racconta la scienza.
“The
prey runs to the hunter,” wrote Josef Shmuelovich Shklovskii in a letter to me in 1962. Knowing
his wide-ranging interests, I had sent him a preprint of a paper of mine called “Direct Contact Among Galactic
Civilizations by Relativistic
Interstellar Spaceflight,” a speculative exercise on a topic which I thought might interest
him. Shklovskii wrote to tell me that
he was completing a semipopular book, Vselennaia,
Zhizn, Razum (in English, Universe, Life,
Mind). It was being written for the fifth anniversary of the launching of the first Soviet artificial
satellite on August 4, 1957.
Shklovskii had been about to write a chapter on the possibility of interstellar spaceflight
when my preprint arrived, just in time
to be partially incorporated into the
text. Vselennaia, Zhizn, Razum was published in Moscow in early 1963. Parts of it were also
serialized in Komsomolskaya Pravda,
and extracts published in the Soviet
scientific journal Priroda. It has received enthusiastic acclaim in the Soviet Union and elsewhere,
and is being translated into a variety
of languages, including Chinese. When
I received a copy of the book, I was struck by its broad scope and novel insights. I wrote to
Shklovskii, asking him if we might translate
it into English. Shklovskii readily
consented, and invited me to add additional material as I saw fit. As the translation proceeded, in
the capable hands of Paula Fern, I
found myself unable to resist the temptation
to annotate the text, clarify concepts for the scientific layman, comment at length, and introduce
new material. The delay in the publication
of the English edition is attributable
entirely to this cause. I have added about as
much material as there was in the work initially, and the figures and captions are solely my
responsibility. I hope that the book
is, as a result, of somewhat wider appeal.
Shklovskii also has made a large number of changes and additions which have been incorporated into
the English edition. The result is a peculiar kind of
cooperative endeavor. I have sent much
of the entirely new material to Shklovskii
for his comment, and he has sent much new material to me for inclusion. Since he does not travel out
of the Soviet Union and I have never
travelled to the Soviet Union, we have
been unable to discuss the present edition in person. “The probability of our meeting is unlikely
to be smaller than the probability of
a visit to the Earth by an extraterrestrial
cosmonaut,” he once wrote, in a puckish
mood.” |
“La preda corre verso
il cacciatore", mi scrisse Josef Shmuelovich Shklovskii in una lettera
nel 1962. Conoscendo i suoi vasti interessi, gli avevo inviato una prestampa
di un mio articolo intitolato "Contatto diretto tra le civiltà
galattiche tramite il volo spaziale interstellare relativistico", un
esercizio speculativo su un argomento che pensavo potesse interessarlo.
Shklovskii mi ha scritto per dirmi che stava completando un libro
semipopolare, Vselennaia, Zhizn, Razum (in italiano, Universo, Vita,
Mente). Era stato scritto per il quinto anniversario del lancio del primo
satellite artificiale sovietico, avvenuto il 4 agosto 1957. Shklovskii stava
per scrivere un capitolo sulla possibilità del volo spaziale interstellare
quando arrivò il mio preprint, giusto in tempo per essere parzialmente
incorporato nel libro. il testo. Vselennaia, Zhizn, Razum fu
pubblicato a Mosca all'inizio del 1963. Parti di esso furono anche
serializzate sulla Komsomolskaya Pravda ed estratti pubblicati sulla rivista
scientifica sovietica Priroda. Ha ricevuto consensi entusiastici in Unione
Sovietica e altrove, ed è stato tradotto in diverse lingue, compreso il
cinese. Quando ho ricevuto una copia del libro, sono rimasto colpito dalla
sua ampia portata e dalle nuove intuizioni. Ho scritto a Shklovskij
chiedendogli se potevamo tradurlo in inglese. Shklovskii acconsentì
prontamente e mi invitò ad aggiungere altro materiale se lo ritenevo
opportuno. Mentre la traduzione procedeva, nelle abili mani di Paula Fern, mi
sono ritrovato incapace di resistere alla tentazione di annotare il testo,
chiarire concetti per il profano scientifico, commentare a lungo e introdurre
nuovo materiale. Il ritardo nella pubblicazione dell'edizione inglese è
imputabile interamente a questa causa. Ho aggiunto tanto materiale quanto era
inizialmente presente nel lavoro, e le figure e le didascalie sono di
esclusiva mia responsabilità. Spero che il libro abbia, di conseguenza, un
fascino un po’ più ampio. Shklovskii ha apportato anche un gran numero di
modifiche e aggiunte che sono state incorporate nell'edizione inglese. Il
risultato è un tipo peculiare di impegno cooperativo. Ho inviato gran parte
del materiale completamente nuovo a Shklovskii per il suo commento, e lui mi
ha inviato molto materiale nuovo affinché lo includessi. Poiché lui non usciva
dall'Unione Sovietica e io non ho mai viaggiato in Unione Sovietica, non
abbiamo potuto discutere di persona la presente edizione. "È improbabile
che la probabilità del nostro incontro sia inferiore alla probabilità della
visita sulla Terra di un cosmonauta extraterrestre", scrisse una volta,
in tono malizioso.” |
Phobos e Deimos, gemelli separati.
Vediamo ora un po’ più nel
dettaglio quali caratteristiche rendono questa luna così peculiare. Entrambe le
lune sono piccole tanto da essere lontano dall’aver potuto raggiungere la forma
sferica tipica dei corpi in equilibrio idrostatico. Phobos ha forma prolata [23], come una patata, è cioè
un po’ oblungo, con dimensioni di 27x22x18 Km [21]. Orbita talmente
vicino al suo corpo primario, poco più di 9.200 Km, da completare un’orbita in appena 7h39’
mostrando sempre la stessa faccia a Marte ed e visibile solo fino ad una
latitudine marziana di 70,4°. Immaginate se dalla porzione più settentrionale
della Norvegia non si potesse più vedesse la Luna. Questo esempio è solo
esplicativo ma fuorviante perché il rapporto luna/pianeta per il sistema
terrestre è il maggiore di tutto il sistema solare. La nostra luna, la Luna, e
quindi la più grande in relazione al suo primario.
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Figura 5: Transito solare di Phobos in stereo. Ripresa in RGB della Mastcam-Z da 110 mm, sol 397 (2 aprile 2022). La camera è fa parte della strumentazione del rover Perseverance. Credit: Mastcam-z team. https://mastcamz.asu.edu/ [42] |
La sua orbita decade ci circa 1,8
metri ogni secolo e questo lo porterà in circa 39 milioni di anni, 50 come limite superiore, a essere distrutto
dalle forze di marea esercitate da Marte. [28] Di contro L’orbita di
Deimos, anch’essa molto vicina alla circolarità e prossima all’equatore, si sta
allargando. Essendo l’orbita di Phobos inferiore a quella areosincrona
(l’equivalente marziano dell’orbita geosincrona per la Terra) esso sorge a
ovest e tramonta a est. Il suo periodo sinodico, quello cioè
sincronizzato con due eventi uguali visti dalla superficie del primario, è di
11,1 ore. Questo fa si che in un sol, un giorno marziano, si vedano un coppia o
una tripletta di albe e tramonti di Phobos. [36]
Circa l’origine dei due satelliti
di Marte non vi è un consenso unanime. Le analisi della struttura e della
composizione suggeriscono che possano essere asteroidi di classe C catturati ma
questo implica una serie di difficoltà dal punto di vista della meccanica
orbitale. Come già accennato questi corpi presentano un elevato grado di
porosità, e/o presenza di ghiacci, e di conseguenza una bassissima densità. Per
Phobos questo valore è di appena
Trivia:
Entrambe le lune di Marte sono
marealmente bloccate. Questo significa che, come la nostra Luna, mostrano al
pianeta sempre la stessa faccia. Nel particolare i loro asse maggiore punta
verso Marte per via della stabilizzazione del gradiente di gravità. La stessa
cosa si fa artificialmente coi satelliti (artificiali) in orbita bassa (LEO)
grazia all’aggiunta di un braccio stabilizzatore.
Un mondo travagliato.
Esiste un limite chiamato limite
di Roche [22; 24] oltre il quale le
forze di marea agenti sue due punti di un corpo in orbita sono tali da superare
le forze interne di coesione dovute al materiale e alla gravità del corpo
stesso. Raggiunto quel punto il destino del corpo è segnato e questo andrà a
sgretolarsi per formare tipicamente un anello di detriti come ad esempio è
successo su Saturno che non a caso è noto come il Pianeta dagli anelli. Un
esempio da manuale è quello della cometa Shoemaker–Levy 9 (formalmente D/1993 F2) che è
stata frammentata dall’enorme gravità di Giove prima di precipitarvi in numerosi
pezzi nel 1994. [26] Questo processo è ben
evidente sulla superficie di Phobos in quanto questa presenta numerose scanalature
parallele, dai 10 ai 100 m di larghezza, che paiono irraggiarsi dalla sua più
grande struttura superficiale: il cratere Stickney. Per diverso tempo
non si è riusciti a capire come la luna sia sopravvissuta ad un tale impatto ma
recenti modelli, i quali tengono conto anche della struttura porosa del corpo
impattato, hanno risolto questo problema. [25; 28]
Molti di questi solchi hanno
l’aspetto di catenae di graben mentre altri sono chiaramente catenae
di crateri. [39] In prima battuta si
era pensato che queste scanalature fossero dovute all’impatto che ha generato il
cratere stesso in quale, coi sui 9,7 Km di diametro, è proporzionalmente enorme
rispetto alla luna. [25] In realtà la
questione è ancora aperta in quanto esiste una seconda ipotesi, corroborata da
modelli numerici, che descrive queste scanalature come il risultato
dell’impatto degli ejecta consecutivi all’impatto che ha formato il cratere
di cui sopra. [27] Questi hanno formato
delle catene di crateri da impatto sia secondario che sesquinario.
[35] Oggi, il consenso
scientifico ci dice che la maggior parte delle scanalature della martoriata
luna marziana sono dovute alle forze di marea, seguono in ordine di importanza le
fratture conseguenti lo shock dell’impatto che ha formato il cratere Stickney e
quelle dalle catene di crateri secondari e sesquinari. [39] Un aspetto delle
scanalature degno di nota è il loro essere simmetriche rispetto al punto
sub-marziano che corrisponde col punto centrale del rigonfiamento mareale.
Una peculiarità di questo modello è che prevede che Phobos sia composto da due
strati: uno più interno debole e scarsamente resistente alle trazioni mareali e
uno più superficiale di circa 10-100 m di spessore con proprietà elastiche
simili a quelle della regolite lunare e più forte. [40]
Gli impatti sesquinari
sono forse i meno noti al grande pubblico. Essi si formano dal materiale
espulso da un impatto (primario) che però prima di ricadere sulla superficie solo
a causa della gravità del corpo impattato (impatto secondario) entra in orbita
attorno al corpo principale per poi ricadere sul satellite, tipicamente, con
velocità inferiori a quelle del primo impatto ma superiori a quella di fuga dal
satellite stesso. [35]
Trivia:
Esistono quattro tipi di impatti:
1) Quelli primari causati da
corpi esterni alla sfera di influenza del corpo impattato.
2) Quelli secondari causati
dagli ejecta dell’impatto primario che ricadono sul corpo impattato dopo una
traiettoria parabolica o suborbitale. Questi sono gli eventi con la minore
velocità di impatto che è sempre inferiore alla velocità di fuga dal satellite
(
3) Quelli sesquinari in cui
gli ejecta rimpattano il satellite dopo aver orbitato attorno al corpo
principale. La loro velocità d’impatto è intermedia fra quella di fuga e quella
orbitale (
4) Poi vi sono i dosquinari
che sono come i sesquinari ma con velocità d’impatto più lenta. Si verificano
quando il satellite orbita molto vicino al suo corpo principale e gli ejecta
compiono solitamente poche orbite. Sono una via di mezzo fra i sesquinari e i
secondari ma differiscono da questi ultimi perché sono influenzati
principalmente dalla gravità del corpo principale.
I sesquinari e i dosquinari di
Phobos sono interessanti per tre ragioni principali:
1) La velocità di fuga è centinaia
di volte inferiore a quella satellitare.
2) Il fatto che Phobos orbiti con
un semiasse maggiore di
3) I parametri orbitali sono tali che
il ridottissimo tempo di riaccrescimento
permette la formazione di catene di crateri
sesquinarie/dosquinarie facilmente identificabili e collegate col
rispettivo cratere d’origine.
Orientamento e dimensione delle catene di crateri sono
ottimi indicatori dell’età del cratere principale e della sua identità. [35]
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Figura 7: : Posizioni e orientamenti delle scanalature mappate sulla superficie di Phobos. Le scanalature evidenziate in rosso correlano con le zone in razione, quelle in blu con le zone in compressione e potrebbero essere relitti del passato. Il punto di latitudine e longitudine 0 è il punto submarziano. Il punto di longitudine 180 e latitudine 0 è il punto antisubmarziano. |
Se questo non fosse sufficiente
Phobos è anche scosso da eventi tellurici dovuto sia al moto di librazione di
5° che questo esperisce durante la sua orbita che allo stiramento mareale
estremo dovuto al suo aver superato la linea di Roche. La librazione è nu moto dovuto alla non
perfetta circolarità dell’orbita. Infatti anche se i moti di rotazione e di
rivoluzione sono sincroni la luna al periareo [41] viaggia più
velocemente che al apoareo facendo in modo che il punto subareo (sub marziano)
si sposti di alcuni gradi in longitudine con tutti gli stress che ne
conseguono. Phobos è un mondo ravagliato.
Trivia:
Del tutto inaspettatamente il
sismometro del lander InSight della NASA registra un’inclinazione al
passaggio di Phobos solo in occasione delle eclissi che sono sempre e solo
parziali e causano una diminuzione di luminosità fino al 30%. La causa di
questa bizzarria è la deformazione termoelastica di uno strato al massimo
millimetrico del terreno causata dal raffreddamento indotto dall’eclissi. [31] Questo permetterà di
migliorare la determinazione dell’orbita di Phobos anche grazie al fatto che
InSight è il lander del quale si conosce la posizione con maggiore accuratezza.
[32] Per la precisione
4.50238417°N, 135.62344690°E, a un altitudine di −2,613.426 m rispetto
all’areoide [34] MOLA (Mars Orbiter Laser
Altimeter). [33] L’areoide è il geoide di
Marte.
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Figura 8: PIA10369 La fotocamera HiRISE del Mars Reconnaissance Orbiter della NASA ha scattato questa immagine della più grande delle due lune di Marte, Phobos dalla distanza di circa 5.800 chilometri. Viene presentato a colori combinando i dati dei canali blu-verde, rosso e vicino infrarosso della fotocamera.
I colori accentuano i dettagli non evidenti nelle immagini in bianco e nero. Ad esempio, i materiali vicino al bordo di Stickney appaiono più blu rispetto al resto di Phobos. Basandosi su un’analogia coi materiali presenti sulla nostra Luna, ciò potrebbe significare che questa superficie è più giovane rispetto ad altre parti di Phobos. La risoluzione è di 4 metri per pixel. Sono ben evidenti le solcature che corrono lungo la superficie.Credit: NASA/JPL-Caltech/University of Arizon |
Siate curiosi e pretendete
le fonti.
Fonti, letture correlare e consigliate:
- Il Bombarolo, Storia di un impiegato, Fabrizio de André e Giuseppe Bentivoglio - 1973
- Search Results for: Mars (NASA website)
- Search result for: Phobos (NASA website)
- Discovery of satellites of Mars. Hall, A. Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, Vol. 38, No. 4, p.205-209. DOI: 10.1093/mnras/38.4.190
- Campbell, W.W.
(1918). "The Beginning of the
Astronomical Day". Publications of the Astronomical Society
of the Pacific. 30 (178): 358. Bibcode:1918PASP...30..358C. doi:10.1086/122784.
- Reference
System – Time Convention (NASA)
- Time Zones and Universal Time (NASA website)
- Time (NAS Eclipse Web
Site)
- LPL
(Lunar & Planetary Laboratory) HiRISE
- Mars moon in high resolution. Nature 452, 797 (2008). https://doi.org/10.1038/452797b
- Deimos e Phobos (INAF Brera)
- Iliade (Monti)/Libro XV
(Wikisource)
- Exploring the Recycling Model of Phobos Formation: Rubble-pile
Satellites.
Gustavo Madeira et al 2023 AJ 165 161
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